Futuro digitale: il motore dello sviluppo
Lo sviluppo economico dell’Italia corre sull’onda lunga digitale delle oltre 87mila aziende dell‘Information Technology con 430mila addetti, pari al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati.
Un settore strategico che rappresenta il 3,7 del Pil e che guida l’evoluzione digitale del Paese. Un check up del futuro che emerge dal rapporto a firma Istat e Anitec-Assinform, l’associazione per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Rapporto che delinea l’espansione della rivoluzione digitale in tutte le imprese dal 2008, l’anno della crisi, ad oggi. Un decennio che ha cambiato il volto del Paese.
- Punti di forza: l’elevata produttività e dalla prevalente occupazione di giovani laureati.
- Punti di crisi: frammentarietà rappresentata da una miriade di piccole aziende con crescente difficoltà d’investimento e cronica sottovalutazione dei prezzi dei servizi, il cui acquisto é prevalentemente basato su gare al massimo ribasso.
Il rapporto muove dall’analisi dell’impatto della crisi recessiva sul settore dell’Information Technology per poi analizzarne la capacità di reazione, rinnovamento e trasformazione in motore di crescita.
Quasi il 60 per cento di valore aggiunto viene da imprese che ha meno di 16 anni, l’impiego stabile di personale giovane e qualificato. L’età dei lavoratori varia fra i 30 e i 49 anni, 1 su 4 (1 su 3 nel software) ha una laurea, 8 su 100 in Economia, e più di 9 su 10 hanno contratti a tempo indeterminato.
In Lombardia si registra la maggiore concentrazione di unità locali e addetti, pari al 25 per cento e nel Lazio del 12 per cento. Seguono Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
L’intensità settoriale é maggiore nel Lazio, in Lombardia e Piemonte. Mentre il ritardo del Mezzogiorno é palese anche per Information Technology.