Ottima cosa aver trasmesso in prima serata, sulla rete ammiraglia della RAI un kolossal italiano come “Il Gattopardo” di Luchino Visconti.
Kolossal in tutti i sensi: la durata, 205 minuti la versione estesa, 187 quella ridotta. Ricavato da un capolavoro della letteratura italiana, l’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa; diretto da Luchino Visconti. Quanto deve aver penato il produttore Goffredo Lombardo cui il cinema deve tanto. Non per nulla il film è premiato con la Palma d’oro come miglior film al 16° Festival di Cannes.
In un colpo solo ecco che sfilano dinanzi ai nostri occhi Burt Lancaster, Alain Delon, Claudia Cardinale, Paolo Stoppa, Rina Morelli, Romolo Valli, Mario Girotti non ancora Terence Hill, Pierre Clementi, Serge Reggiani, Maurizio Merli, Giuliano Gemma, Ida Galli, Ottavia Piccolo, Ivo Garrani, Tina Lattanzi, Lou Castel, Pino Caruso, Gino Santercole e tanti altri…
Tutto bene, dunque… No. A costo d’apparire pedante, tutto bene un corno. Il film é un capolavoro. In quanto tale merita una robusta introduzione da parte di uno studioso, che ne racconti il contesto, sappia inquadrare questa produzione che giustamente é entrata nella storia del cinema. Non si può dilapidarlo mandandolo in onda allo sbaraglio, e per di più con frequenti interruzioni pubblicitarie neppure studiate nei tempi.
Un classico del cinema italiano studiato in tutto il mondo, trasmesso la sera di Ferragosto, in tutta evidenza per riempire una programmazione senza troppi problemi. Si schiaccia il bottone e si sta tranquilli per tre ore e passa…
Anche quando fa qualcosa di buono, la RAI dimostra tutta la miopia e l’insipienza in cui si è voluto ridurla. Il cinema, come il teatro, come la letteratura, é cosa seria. Chissà se e quando a viale Mazzini se ne renderanno conto.
*Valter Vecellio Giornalista e scrittore. Già direttore responsabile del settimanale satirico «Il Male» e Capo redattore della cronaca del Tg2. È autore di una trentina di pubblicazioni. Dopo la scomparsa di Marco Pannella, ha pubblicato una raccolta di articoli di giornale dedicati al leader radicale, intitolata “E sono pronti, da morto, a trattarmi da vivo”