Governo fra stallo e tensioni. La verifica della maggioranza è entrata in una fase decisiva di centrifuga politica. Cioè di sedimentazione e selezione delle decisioni.
Con tre variabili non indifferenti. Due politicamente oggettive: quella degli equilibri dei gruppi parlamentari e dell’incidenza della pandemia. La terza rappresentativa del trend del gambero che avrebbe assunto la verifica: un passo avanti e due indietro, molti si e nessun fatto concreto.
Dopo aver determinato l’accentramento dell’azione di Governo a Palazzo Chigi, la campagna di vaccinazione e l’azione di contrasto alla drammatica persistenza della diffusione del Covid-19, rendono ora pressoché impossibili tutte le ipotesi di elezioni anticipate e spingono anzi per il rinvio all’autunno delle amministrative, a cominciare da Roma, Napoli, Milano e Torino.
Nonostante il mantra del “se cade Conte si va al voto” dei vertici del Nazareno e dei 5 Stelle, entrambi i gruppi parlamentari del Pd e quello del Senato per i grillini sembrano sfuggire al controllo delle segreterie.
A parte l’obbligatorietà costituzionale di una verifica parlamentare di eventuali maggioranze, deputati e senatori dei due principali partiti mimetizzano dietro l’effettivamente alto rischio pandemia la decisa contrarietà al voto anticipato.
Orientamento che potrebbe trapelare nell’eventuale sede delle consultazioni al Quirinale alle quali, assieme ai segretari, partecipano i capigruppo parlamentari.
Il trend del gambero è emerso nell’incontro fra la delegazione di Italia Viva, il Premier Conte e i Ministri dell’Economia e degli affari europei, Gualtieri e Amendola. All’accordo di massima sul recovery plan della discordia è seguita la richiesta di Palazzo Chigi di un ulteriore breve rinvio per redigere la nuova bozza…Nessuna nuova invece sul Mes sanitario e sulla delega dell’intelligence.
In attesa della fiducia di Camera e Senato sulla legge di bilancio, il contesto politico restringe il campo d’azione del Premier e sospinge la maggioranza a “vedere” se nelle proposte conclusive del Presidente del Consiglio le rispettive richieste vengono trasformate in decisioni operative.
A parte l’eventuale nomina di due vice Premier (che potrebbero essere Luigi Di Maio per i 5Stelle, Andrea Orlando o Franceschini per il Pd) in sintesi le richieste convergenti di renziani e Nazareno riguardano nell’ordine: trasferimento ad un sottosegretario dem (Minniti, Pinotti o Fiano) della delega per l’intelligence, adesione al Mes sanitario, recovery plan condiviso.
Nei fatti per Palazzo Chigi è un’armistizio col retrogusto amaro dell’arrendevolezza. Un armistizio che Conte prima e dopo l’approvazione della legge di Bilancio cercherà comunque di alleviare, mentre Renzi e i capi corrente del Pd si rimpallano l’ultima melina natalizia travestita da tregua, con un totonomi di ministri uscenti ed entranti.
Una tattica temporeggiatrice che precede lo splashdown su un 2021 che tutti si spera davvero liberatorio e di rinascita.