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Il lievito sociale della protesta più incisivo della violenza

by Adriana Piancastelli

Roma, autunno 2020: tre volte venti anni e torna il richiamo della piazza e della protesta. La pandemia imperversa e ricomincia la pioggia dei decreti governativi emergenziali. E si passa dall’ “Andrà tutto bene” al “Non è andata affatto bene, andrà peggio?”Coronavirus. Palestre, taxi e ristoranti. La protesta a Roma, Napoli e Cremona - Photogallery - Rai News

Si sono attraversate crisi, si sono fermate attività, si sono investite risorse umane ed economiche nelle imprese sopravvissute al lockdown per adeguarsi ai criteri di sicurezza, ma non è andata bene.

Qualcuno si è indebitato in attesa dei “ristori emergenziali” nazionali o europei e aspetta ancora almeno un cenno di ristoro.

Redditi di cittadinanza a chi ha continuato a lavorare in nero, “sovvenzioni vacanze” a chi poteva regalarsi un paio di giorni di godimento estivo in più, misure assistenziali generalizzate, senza spinte imprenditoriali, fragili e caduche come le foglie di questo autunno schizofrenico: non è andata proprio bene.Il lievito sociale della protesta più incisivo della violenza

Attenzione al disagio sociale: certamente, attenzione soprattutto a chi strumentalizza l’inevitabile rabbia che deriva dal disagio sociale. Allora torno in piazza per annusare l’aria delle manifestazioni targate 2020, in cui gli operatori del mondo dello sport e del cosiddetto “terziario del ristoro” (ristoranti, bar, catering, organizzatori di eventi) chiedono – dopo una chiusura generalizzata imposta dall’ennesimo decreto – di continuare a lavorare, dato il corretto adeguamento a tutte le misure di sicurezza richieste.Roma, in piazza del Pantheon la protesta del mondo delle palestre

Zona Palazzo Chigi: afflusso ordinato, hostess in divisa, cartellini di riconoscimento, molta rabbia educatissima, microfoni, pochi slogan, in apparenza niente infiltrati di destra/sinistra, nessun ultras, nessun negazionista invasato.

Mi sposto al Pantheon dove la folla che manifesta è più colorata e sanguigna: sono gli operatori del mondo dello sport. Gente che per far riaprire palestre e piscine ha speso soldi, ha licenziato Personale, ha introdotto procedure e apparecchiature destinate a restare deserte per almeno un mese, con perdite devastanti.

Qualcuno con un megafono old-style si chiede il perchè se dopo il superamento di tutti i controlli effettuati pochi giorni prima si trovi adesso con le strutture chiuse senza criteri discriminanti.

Qualcun altro si stupisce che vengano impedite attività che incrementano difese immunitarie e benessere mentre medici e virologi eccellenti sottolineano l’importanza della resistenza del sistema immunitario alla potenza del virus.

Molta rabbia composta, qualche espressione gergale colorita, tanti rifiuti corali a forme di assistenza una tantum evidenziando l’impellenza e la necessità di riprendere a lavorare e basta.protesta roma pantheon Archivi - Italia2Tv

Parecchi operatori del mondo dello sport, anche con i capelli bianchi, non hanno mai visto un contratto di lavoro formale: si opera a presenza, o peggio, a prestazione, ergo se non sei presente, per qualsiasi motivo, non vieni pagato.

Nessun negazionista, nessun tentativo di violenza – neppure verbale – nessuna minaccia, nessun ultras, in apparenza nessun infiltrato. Molti uomini della Forze dell’Ordine tranquilli e senza casco sorvegliano la piazza, qualcuno (ad occhio, assiduo frequentatore di palestre) sorride e annuisce.

Poi, davvero come un’onda, sale un’invocazione insolita nelle piazze italiane – anche in quelle più dure e convinte di quaranta o cinquanta anni fa – “Libertà, libertà, libertà”

Eccola la parola magica, quella che è rimasta in gola e sospesa nell’aria per tanti giorni.

Roma, manifestano al Pantheon contro le limitazioni imposte dall'ultimo Dpcm

Quella percezione di vento sulla pelle e di certezza di vivere in un Paese democratico che regala ai cittadini la certezza di essere affidati e guidati da un buon Governo.

Gestire la rabbia sociale, saperne prevenire gli eccessi, evitare che dai conflitti sociali possano nascere distorsioni o strumentalizzazioni è parte della politica di un buon Governo.

Il primato della libertà, la garanzia che a comportamenti corretti e a prescrizioni osservate risponda l’incentivo al miglioramento, in tutti i campi, è prassi di un buon Governo.

I tentativi di strumentalizzazione sono come i giochi della disinformazione: sono sempre esistiti, in qualsiasi tempo e contesto, dall’ideologico al sociale, dal tecnologico al teologico, ma è etica di un buon Governo essere in grado di discernere e almeno contenere gli eccessi con correttezza.

Si rincorrono le basi di una politica governativa realistica, sociale, etica ed ottimale, non dell’utopia della Città del Sole: in piazza solo le splendide, vetuste colonne del Pantheon inondate di sole hanno ascoltato richieste di libertà.Il lievito sociale della protesta più incisivo della violenza

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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