“Donne, vita e libertà” gridano in Farsi le iraniane massacrate da anni in Iran. Scriverlo e riscriverlo infinite volte non serve a nulla.
Così come, oltre a sensibilizzare e scuotere le coscienze, non serve a nulla piangere per il tragico destino di Jina Mahsa Amini al quale è stato conferito alla memoria il Premio Sacharov per la libertà di pensiero dal Parlamento Europeo. Oppure indignarsi per la sedia vuota ad Oslo per Narges Mohammadi, la vincitrice del premio Nobel per la Pace 2023, detenuta e torturata nel terribile carcere di Evin a Teheran.
![Il massacro delle iraniane rappresenta il suicidio dell'occident](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2023/12/imprisoned-writer-narges-mohammadi-the-markaz-review-1-600x373.jpg)
Se il mondo libero, l’occidente, l’Europa, non trovano la maniera di intervenire e di agire per bloccare la strage quotidiana delle studentesse, dei giovani e delle donne, di chiunque si opponga in tutto l’Iran, davvero poco o nulla serve denunciare, protestare, manifestare, urlare rabbia e indignazione contro quel disumano mix di inquisizione spagnola, nazismo e stalinismo del truce regime fondamentalista teocratico di Teheran.
“Tutto ciò che è fatto per amore é sempre al di là del bene e del male” ripeteva Friedrich Nietzsche, il filosofo tedesco che sosteneva l’inutilità della dimostrazione della non esistenza di una qualunque divinità, poiché – sosteneva – “é la realtà stessa, l’essenza caotica e malefica del mondo a confutare l’idea di un Dio”.
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