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Il romanzo che si addentra nelle viscere dell’Opus Dei

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Augusto Cavadi

I gemelli rubati e l’Opus Dei (Ducale, Milano 2021) di Cesare Bianco è un testo strano. La trama, infatti, si presenta come invenzione letteraria, ma l’ordito è fitto di documenti storici, di cui in bibliografia si citano puntualmente le fonti.Il romanzo che si addentra nelle viscere dell’Opus Dei

E’ dunque, inscindibilmente, un romanzo (e tale si auto-cataloga sin dalla copertina) e un articolato cahier de doléances sulle vicende interne di tanti movimenti cattolici contemporanei. Questa duplicità di registro risulta, insieme, un vantaggio e un difetto: un vantaggio perché il genere narrativo attrae il lettore più di quanto avvenga, abitualmente, ai saggi storici e di denunzia; un difetto perché può indurre a supporre che – come recita anche la dicitura sul retro del frontespizio –  “ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale” (dicitura stampata o per distrazione o per evitare fastidi giudiziari da parte delle potenti organizzazioni  ecclesiali citate, Opus Dei in primis).

Il romanzo che si addentra nelle viscere dell’Opus Dei
Cesare Bianco

Per ovvie ragioni non mi soffermo sulla trama romanzesca, limitandomi a osservare che non sempre il piglio della scrittura è all’altezza di alcune invenzioni: l’autore, infatti, scrive in maniera piana e accessibile, ma un po’ piatta e poco personale. Si lascia apprezzare di più per alcuni sprazzi di fantasia intriganti.

L’aspetto più interessante, a mio modesto parere, riguarda i contenuti, attinti da libri scritti o autobiograficamente da membri dell’Opus Dei fuggiti dalla gabbia dell’istituzione (a partire da Oltre la soglia. Una vita nell’Opus Dei di Maria del Carmen Tapia, pubblicato in Italia da Baldini & Castoldi) o  storiograficamente da studiosi esterni (come Opus Dei segreta di Ferruccio Pinotti, edito dalla Rizzoli).Il Venerdì Santo e le processioni in Campania: le più suggestive

Il quadro che emerge  non è, dunque, del tutto inedito, ma non per questo meno sconcertante: l’Opus Dei, per le relazioni simbiotiche con il fascismo di Francisco Franco, è riuscito a realizzare in maniera integrale – si direbbe paradigmatica – l’idea di una struttura religiosa verticistica, imperniata sul culto della personalità del “padre” fondatore, Josemarìa Escrivá de Balaguer, e sul primato dell’obbedienza ai superiori nella catena gerarchica, ossessionata dalla fedeltà alla Tradizione (ovviamente solo recente, dal Concilio di Trento al Concilio Vaticano II escluso) e dalla diffidenza verso ogni anelito teologico e/o politico e/o culturale alla libertà, all’uguaglianza dei diritti (anche tra maschi e femmine) e alla fraternità (effettiva, non solo retoricamente proclamata).

Il romanzo che si addentra nelle viscere dell’Opus Dei
Il fondatore dell’Opus Dei, José Maria Escrivà de Balaguer, proclamato Santo nel 2002 da Papa Wojtyla

Indubbiamente chi ha avuto, come me, esperienze dirette di organizzazioni come l’Opus Dei sa che nessuna di esse avrebbe coinvolto migliaia di persone in mezzo mondo se fosse stata priva di aspetti positivi: sia pur in misura – mi pare – decrescente, esse continuano ad attrarre soprattutto giovani a cui offrono, in società sempre più frantumate, non solo degli ideali ‘forti’, ma anche dei riferimenti comunitari cui aggrapparsi per sfuggire l’angoscia dell’isolamento individualistico. (Non siamo lontani dalle motivazioni psico-sociali che, in alcune aree, spingono giovani uomini e donne a entrare  in associazioni di stampo mafioso o in formazioni fondamentalistiche in cui sacrificano le vite reali nell’illusione di trovarvi un senso assoluto).

Se questa analisi è, almeno approssimativamente, corretta, il superamento di tali aggregazioni perverse (un tradimento del vangelo di Gesù) non può avvenire mediante provvedimenti legislativi e giudiziari repressivi a posteriori : o si taglia la radice o l’albero continuerà a riprodurre frutti tossici. E la radice è, prima di tutto, l’assenza ( o almeno la progressiva scarsità) di alternative valide. Può darsi che, sino a una certa età, ci si accontenti del benessere economico, del consumismo, del ‘divertimento’ eretto a sistema, della pedissequa adesione alle mode, dell’arrivismo carrieristico…; ma può capitare che ci si chieda – nei pochi momenti liberi dagli impegni scolastici, dalla palestra, dal corso di inglese per futuri manager, dagli aperitivi serali e dalle feste notturne – se tutto questo può bastare a giustificare l’esistenza (con le sue potenzialità entusiasmanti e con le sue sofferenze ineliminabili). E’ a questo punto che il giovane si guarda intorno e cerca, invano, uno spazio davvero libero per confrontare con altri – coetanei o più adulti – le proprie idee senza timore di giudizi censori; associazioni politiche o sindacali i cui leader non siano concentrati nel mantenimento del proprio potere personale; circoli artistici dove la ricerca della bellezza prevalga davvero, e tangibilmente, sul narcisismo e sull’esibizionismo; comunità di matrice religiosa (occidentale o orientale) in cui si persegua primariamente l’esercizio meditativo e la sintonia compassionevole per i viventi…In questo deserto di proposte autentiche, manifestate da persone autentiche, il ripiegamento verso atteggiamenti rinunciatari e depressivi può essere contrastato solo da appelli altisonanti, super-ominici,  a uscire dal “gregge”, farsi “santi” e combattere la “buona battaglia” (più o meno armata), diventare “salvatori del mondo” nella certezza che qualsiasi fallimento terreno sarà solo l’anticamera del paradiso celeste. Per ragioni più o meno genetiche, gli esseri umani abbiamo – per citare Victor Frankl – “fame di significato”: o lo troviamo in spazi di “spiritualità” critica, adulta, aperta, cooperativa, nonviolenta, pro-attiva o saremo tentati di tapparci occhi e mente per affidarci ad abili manipolatori (talora talmente abili da manipolare, per primi, se stessi) che ci daranno “una pietra al posto del pane” o “una serpe al posto di un pesce”.Il romanzo che si addentra nelle viscere dell’Opus Dei

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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