Magistratura contro magistratura. Come i vulcani sottomarini, il magma del movimento dei “101” si appresta a manifestarsi sulla tormentata superficie del pianeta giustizia, già flagellata dalle folate polemiche sulla riforma Cartabia ed il rinnovo del Consiglio superiore della magistratura.
Esageratamente, e interessatamente, definiti “anarchici dentro e grillini fuori” dalle altre correnti dell’Associazione nazionale magistrati, i giudici del gruppo ArticoloCentouno contestano tutto e tutti: dall’Anm al Csm, alla riforma, recentemente definita tout court il “frutto di un rapporto incestuoso fra Parlamento e Governo”.
“Non siamo “contro” alcuna delle istituzioni rappresentative di magistrati. Noi siamo “per” il loro corretto funzionamento e per un loro efficace rilancio e recupero di credibilità e funzionalità” precisa Andrea Reale, 49 anni, Giudice per le indagini preliminari a Ragusa, rappresentante di ArticoloCentouno nel Comitato direttivo centrale dell’Anm.
Chi si salva dalle vostre critiche?
Facciamo associazionismo da decenni e crediamo nel valore propositivo del sindacalismo giudiziario e nella importanza di un impegno nella materia della politica giudiziaria e nella tutela della dignità della funzione giurisdizionale intesa come servizio per la collettività. Allo stesso modo abbiamo immenso rispetto per l’organo amministrativo di governo autonomo della magistratura, ove esso venga correttamente richiamato ai compiti che la Costituzione gli assegna e alla sua soggezione a criteri oggettivi, stabiliti per legge, connotati da imparzialità e da buon andamento piuttosto che da quelle logiche “politiche” e politicizzate di appartenenza correntizia, di faziosità, di carrierismi, di gerarchie e di burocratizzazione che se ne sono impossessate.
Consistenza di ArticoloCentouno a livello nazionale ?
Nelle elezioni del comitato direttivo centrale dell’ottobre del 2020 abbiamo ottenuto 651 preferenze, pari a circa l’ 11% dell’elettorato attivo dei soci Anm. Siamo presenti pure in alcuni organismi territoriali dell’Associazione nazionale Magistrati, in un caso come gruppo di maggioranza, capace di esprimere la presidenza di una Giunta esecutiva sezionale (mi riferisco alla sezione di Palermo).
A cosa servono i consensi ottenuti se non li trasformate in operatività all’interno della magistratura ?
I consensi servono a portare avanti, in seno all’Anm, le proposte di rinnovamento del Csm, dell’ordinamento giudiziario, dell’attività sindacale e quelle migliorative del servizio giustizia. Ci siamo impegnati, con il programma elettorale di ArticoloCentouno, a tenere distinti il piano associativo da quello di rappresentatività istituzionale della magistratura, perché riteniamo che proprio questa indebita commistione di funzioni e di ruoli sia la causa delle degenerazioni del correntismo: l’occupazione abusiva del Csm da parte delle correnti, che animano anche il sindacato, ha colorato quest’ultimo di “giallo”, ne ha annichilito la funzione di controllo sull’organo di governo autonomo e ha reso quest’ultimo un sinedrio politico diviso per gruppi e fazioni che lottano tra loro per il più spregiudicato accaparramento di poltrone, al di là e al di fuori dei criteri legalitari che dovrebbero dirigere la sua azione.
Non rischia di diventare una testimonianza fine a stessa?
Al contrario, una testimonianza che diventa impegno, “carne viva“, “testata d’angolo“, perché si trasforma in sana e costruttiva “opposizione“, critica ponderata e tecnica, controllo democratico sul funzionamento degli organi di rappresentanza maggioritari e sul rispetto delle regole statutarie, in tre parole “sale della democrazia“.
Se non condividete la riforma Cartabia perché non avete scioperato?
Alcuni di noi hanno scioperato proprio per dimostrare il loro pieno dissenso alla riforma. Quelli che non l’hanno fatto hanno ritenuto che una giornata isolata di protesta, in assenza di altre iniziative, potesse essere controproducente e inefficace, come puntualmente verificatosi con la clamorosa debacle dell’adesione all’astensione dalle attività, che ulteriormente indebolirà la futura azione sindacale della giunta esecutiva centrale.
Cosa replicate a quanti vi ritengono i grillini della magistratura?
Sorridiamo, evidenziando che, a differenza dei politici “grillini”, aspirati in pochi anni nel vortice della peggiore partitocrazia italica, abbiamo sempre dimostrato con coerenza il nostro distacco dal desiderio di occupare il Palazzo con “nostri” rappresentanti, dalla fame e dalla sete inestinguibili di nomine e di poltrone importanti nelle istituzioni che contano dentro la magistratura, avendo posto nel nostro programma netti paletti tra le carriere dentro l’Anm divenute trampolino di lancio anche per sfolgoranti carriere dirigenziali o ministeriali, e il Csm e qualsiasi altro organo governativo, politico, amministrativo.
La non partecipazione alle elezioni del nuovo Csm non finisce per avvantaggiare altri?
Il Consiglio Superiore della Magistratura non dovrebbe avvantaggiare nessuno in particolare, ma dovrebbe garantire e tutelare l’autonomia e l’indipendenza, soprattutto quella interna, di ogni singolo magistrato. Chi è chiamato a quel ruolo dovrebbe spogliarsi di qualsiasi bieco interesse utilitaristico e partitico per dedicarsi a preservare le più importanti prerogative, costituzionalmente previste, dei componenti dell’Ordine giudiziario, assicurando nel migliore dei modi lo zoppicante servizio Giustizia del nostro Paese.
La vostra diagnosi sullo stato della Giustizia nel nostro Paese?
E’ in coma da decenni, innanzitutto per una patologica inflazione della domanda di giustizia. Si tratta di coma indotto da una politica che non ha alcuna seria volontà di conferirgli efficienza ed efficacia, e che “evita” di predisporre mezzi, personale e risorse logistiche adeguate, impegnandosi in presunte riforme epocali della giustizia, del tutto inconcludenti e in totale contraddizione con le finalità declamate.
Come rimediare?
Abbiamo proposto i rimedi per cercare di evitare l’irreparabile parabola discendente: sorteggio temperato come metodo di scelta della componente togata del Csm; rotazione di incarichi direttivi e semidirettivi per tornare alla orizzontalità delle funzioni, come previsto dall’art. 107 della Costituzione; abolizione dell’immunità funzionale dei consiglieri del Csm; nette incompatibilità di funzioni tra rappresentanti Anm e qualsiasi altro organo di governo e/o politico e/o amministrativo; temporaneità effettiva degli incarichi direttivi per evitare carrierismi.