La Consulta ha rispedito al mittente con una sola parola di tredici lettere il referendum della Lega: inammissibile.
Questo il giudizio della Corte Costituzionale sul referendum elettorale proposto da otto Regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Abruzzo, Basilicata e Sardegna, tutte a guida centrodestra – che avrebbe avuto l’effetto di annullare la parte proporzionale della legge elettorale, trasformandolo di fatto in un sistema maggioritario “puro”.

La Corte Costituzionale, spiega che “la richiesta è stata dichiarata inammissibile, per l’assorbente ragione della eccessiva manipolatività del quesito referendario, nella parte che riguarda la delega al Governo, ovvero proprio nella parte che, secondo le intenzioni dei promotori, avrebbe consentito la autoapplicatività della normativa di risulta”. Le motivazioni della sentenza saranno depositate il 10 febbraio.
Il quesito referendario, sostenuto dalla Lega, intendeva trasformare in un maggioritario puro l’attuale sistema con l’abrogazione delle norme sulla distribuzione proporzionale dei seggi.

“Il legislatore ha mangiato la foglia, e così nella prossima legge in discussione in parlamento i collegi uninominali neppure ci saranno” afferma in una intervista ad Italia Oggi Giovanni Guzzetta, che ieri davanti alla Corte Costituzionale ha difeso le ragioni degli otto Consigli regionali.
Tuttavia la sentenza che secondo la Lega sarebbe stata storica per introdurre in Italia un sistema elettorale identico a quello inglese, in cui ogni collegio darebbe un eletto e ogni eletto sarebbe quello che ha ottenuto la maggioranza dei voti, non solo non c’è stata, ma anzi si è trasformata in una storica bocciatura e in un puntello della legislatura.

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