by Augusto Cavadi
Se non ricordo male, è De Roberto ne I viceré a esprimere la sua ammirazione per la castità, una virtù che “i preti tramandano di padre in figlio”.
Me ne sono ricordato in questi giorni di polemica surreale suscitata da un libro, firmato dal Papa emerito Ratzinger e dal Cardinale africano Sarah, in cui – con toni insolitamente schietti per le abitudini clericali – si accusa il Papa Francesco di stravolgere la tradizione cattolica per il solo fatto di ammettere come possibile l’ordinazione presbiteriale di uomini sposati: detto in soldoni, il matrimonio dei preti.
Perché la polemica mi è risuonata surreale, grottesca, inimmaginabile? Per almeno tre ragioni.
La prima è che – come pochi sanno – nel mondo esistono migliaia di preti cattolici regolarmente sposati: appartengono alle Chiese cattoliche di rito orientale (per esempio, in Italia, le eparchie di Piana degli Albanesi in Sicilia e di Lungro in Calabria e l’abbazia territoriale di Grottaferrata in Lazio).
La seconda ragione è che – come molti dimenticano – la Chiesa cattolica è solo una delle tante chiese cristiane (oltre quelle ortodosse bizantine e slave, vi sono chiese di origine medievale come i valdesi; riformate nel solco di Lutero, Calvino e Zwingli; anglicane; battiste; metodiste; locali o evangelicali…): ebbene, tutte queste chiese cristiane (tranne la cattolica) prevedono la possibilità che accedano al ministero pastorale anche uomini sposati (in molti casi anche donne).
Che tra i vertici della Chiesa cattolica, ancora nel Terzo Millennio dopo Cristo, si polemizzi su questa possibilità è davvero incredibile. Anche perché, per molti secoli, l’intera cristianità (prima di dividersi in chiese separate) ha seguito il consiglio contenuto in scritti nel Nuovo Testamento attribuiti a San Paolo e, dunque, considerati Parola rivelata da Dio: se dovete scegliere un pastore, sceglietelo fra i padri di famiglia che, avendo dato buona prova di reggere una piccola comunità, possano dare garanzia di saper governare comunità più ampie.
Ma la terza ragione per cui è difficile non assistere sbalorditi a questa querelle interna ai massimi esponenti del Vaticano è che essa dimostra come persone ritenute colte e sagge, quali il Papa in quiescenza, non si siano resi conto della gravità dei problemi teologici attuali.
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Le scienze fisiche mettono in dubbio l’esistenza di un Dio provvidente (crisi del teismo);
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Le scienze archeologiche mettono in dubbio i racconti biblici (crisi della rivelazione);
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Le scienze storiche e esegetiche mettono in dubbio la divinità di Gesù (crisi cristologica)