La guerra di Putin per coprire i disastri del suo regime

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Vladimir forever o la Russia e l’Europa post Putin
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Vladimir Putin come non si era mai visto e sentito. In presa diretta, con un lungo discorso retorico, che a tratti ha ricordato gli alluvionali comizi di ore e ore di Fidel Castro, il Presidente Russo ha rovesciato contro l’Ucraina, la Nato, gli Stati Uniti e l’Occidente la responsabilità di un conflitto armato che in realtà lui stesso stava scatenando.La guerra di Putin per coprire i disastri del suo regime

Un j’accuse tale da rasentare e da far temere in alcuni passaggi una vera e propria dichiarazione di guerra. Riesumando di fatto l’espansionismo storico della Russia degli zar e dell’Unione Sovietica, Putin ha rimarcato il ruolo prettamente anti russo, ha sostenuto, dell’alleanza atlantica e ha riconosciuto ufficialmente la sovranità e l’indipendenza delle due autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk.

Un’annessione che rappresenta – secondo le evidenti intenzioni di Mosca – l’alibi per consentire alle truppe russe di riversarsi all’interno dei confini meridionali dell’Ucraina ed occupare militarmente le due regioni.

E se Kiev e la Nato reagiscono? Sarà la guerra, lascia intendere la foga apodittica con la quale Putin ha rovesciato fiumi di accuse nei riguardi dell’Ucraina, definita serva dell’Occidente.La guerra di Putin per coprire i disastri del suo regime

Il lungo discorso televisivo del Presidente russo ha gelato le capitali europee, ma non ha sorpreso Washington. L’intelligence Usa e l’amministrazione Biden hanno infatti anticipato da settimane l’escalation dell’aggressività russa, finalizzata a giustificare l’invasione di tutta l’Ucraina o l’annessione del Dombass.

Secondo gli analisti  e gli esperti di strategie politico militari, dall’autunno scorso Vladimir Putin ha  impresso una svolta alla sua azione politica.

Messo in crisi dalle sempre più dettagliate accuse di corruzione e dalle prove di essere il mandante degli assassini di giornalisti e rivali interni, dopo il clamoroso caso del tentativo di avvelenamento di Aleksej Navalnyj, il più insidioso, coraggioso e popolare oppositore di Putin, il Presidente russo è passato al contrattacco facendo leva sul nazionalismo russo e capovolgendo la situazione interna a suo vantaggio, ergendosi a difensore della Grande madre Russia contro le mire egemoniche dell’occidente.

Tensioni, minacce e guerra strisciante contro l’Ucraina e la Nato servirebbero in realtà a coprire i gravi errori della politica interna di Putin, dalla incapacità di fronteggiare la pandemia, alla pesante crisi economica, e soprattutto il conseguente calo della sua popolarità che negli ultimi mesi dello scorso anno era giunta ai minimi storici. Paradossalmente è la stessa strategia dittatoriale della giunta militare argentina che negli anni 80 tentò di far dimenticare la terribile tragedia dei desaparecidos e dello sterminio degli oppositori, invadendo le Isole Falkland o Malvinas e scatenando una guerra perdente contro l’Inghilterra.

Lo scontro aperto con l’Occidente, in altri termini è funzionale a coprire l’implosione già iniziata del ventennale regime di Putin a Mosca. Una copertura che rischia di trasformarsi in un bagno di sangue per l’Europa e per la stessa Russia.

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