Dalla blitzkrieg alla Spring war, dal fallito blitz russo del febbraio dello scorso anno alle battaglie sempre più cruente della primavera del 2023.
Nelle retrovie del fronte di Bakhmut e Soledar, trasformate in un buco nero della guerra, Ucraina e Russia si preparano a nuovi attacchi.
L’intelligence occidentale ha consigliato a Kiev di evitare di far scattare la progettata mini offensiva invernale se prima non disporrà dell’intero dispiegamento dei sistemi missilistici di difesa Patriot, Samp-T e soprattutto dei carri armati Challenger inglesi e Leopard polacchi e greci sui quali si è molto discusso a Ramstein, in Germania, nell’ambito del Gruppo di Contatto per la difesa dell’Ucraina formato da oltre 40 Paesi della Nato, dell’Unione europea e anche extra-europei.

In attesa che il Reichstag superi i dubbi sulla massiccia fornitura dei suoi Leopard, Varsavia ed Atene hanno deciso di bypassare la richiesta di consenso della Germania, quale paese costruttore del modernissimo tank nettamente superiore ai mezzi corazzati di Mosca, e di fornire all’Ucraina interi reparti dei potenti successori dei panzern tedeschi, ritenuti determinanti per difendersi e per organizzare una nuova offensiva contro le forze russe trincerate.

“Il Cancelliere Olaf Scholz ha varato la dottrina danke nein Tank”, carri armati no grazie, hanno ironizzato gli alleati a Ramstein. Dietro la diplomatica esigenza di mantenere il fronte occidentale, al vertice svoltosi nella base Nato la posizione tedesca ha suscitato non poche perplessità e fatto riaffiorare i fantasmi degli scheletri nell’armadio della Ddr, lo stato fantoccio della Germania dell’est trampolino di lancio dei veleni del Kgb sovietico con in prima fila, a Dresda, proprio Vladimir Putin.
A Berlino formalmente si fronteggiano due posizioni. Da un lato quanti ritengono che la fornitura di Leopard rappresenti un coinvolgimento diretto dei paesi della Nato nella guerra, col rischio di provocarne una deflagrazione, e dall’altro coloro che denunciano invece come sia stata Mosca che ha continuato ad intensificare il conflitto, mobilitando sempre più truppe, prendendo di mira le infrastrutture civili e facendo esplicite minacce nucleari. Il “prezzo dell’esitazione sulla consegna di carri armati Leopard é il sangue degli ucraini “ ha tagliato corto a Ramstein il Ministro degli Esteri polacco, Zbigniew Rau. “Il terrore non consente discussioni. Il tempo rimane un’arma russa” ha aggiunto il Presidente ucraino Zelensky.
Le previsioni di un inasprimento del conflitto in primavera stanno accelerando le forniture di armamenti e intensificando l’apporto fornito a Kiev dall’intelligence americana e britannica.
Sul fronte opposto, quello del Cremlino si registra l’inedita istallazione di sistemi di difesa aerea nel centro di Mosca, dal tetto del ministero della Difesa dove foto e video mostrano la presenza di una batteria di missili Pantsir-S1, a vari parchi della capitale, ed anche a ridosso della Dacia di Putin, dove sono state avvistate batterie di S-400.

E’ la conferma che i russi temono che la capitale, distante circa 700 chilometri dal confine, possa essere vulnerabile alle crescenti potenzialità militari ucraine. Il Cremlino non commenta neanche le voci sempre più insistenti degli ambienti moscoviti che riferiscono di una mobilitazione segreta in corso in tutto il paese per rimpiazzare i soldati caduti in questi 11 mesi di guerra.
Secondo le stime ucraine, le vittime sarebbero almeno 120 mila. Ancora più catastrofica la valutazione dell’edizione americana del quotidiano britannico The Sun: 188.000 i soldati di Mosca uccisi dall’inizio della fallita invasione. Cifre terrificanti pur se il numero effettivo dei militari russi che hanno perso la vita dovesse essere anche meno della metà. Un oceano di sangue che prima o poi inghiottirà Putin.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.