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La Russia alle prese con la strategia del porcospino ucraino

Prime linee di guerra double face: a nord nella zona di Kharkiv e Kupiansk e ad Urozhaine nell’oblast di Luhansk l’armata russa contrattacca e costringe gli ucraini a ripiegare, a sud nella regione di Zaporizhzhia e di Kherson le forze di Kiev invece avanzano, hanno conquistato Robotyne e superato la prima linea di fortificazioni russe.

“L’avanzata ucraina” – scrive il New York Times – “segue due linee principali di attacco verso sud: una attraverso il villaggio orientale di Staromaiorske verso la città occupata dai russi di Berdiansk, una città portuale sul Mar d’Azov; e un altro, più a ovest, verso la città di Melitopol occupata dai russi, importante snodo dei trasporti vicino alla costa“.

A Washington l’altalenante andamento della controffensiva di Kiev non preoccupa più di tanto. L’amministrazione Biden l’ha definita la “strategia del porcospino” che ha trasformato l’invasione russa nel più disastroso dei fallimenti. La Russia alle prese con la strategia del porcospino ucraino

L’espansione del conflitto ha raggiunto Mosca, sottoposta a incursioni pressoché quotidiane di droni ucraini e sconvolge altrettanto quotidianamente le principali città dell’Ucraina, devastate da raffiche di missili e attacchi di droni russi.

Rispetto alla strategia del Cremlino che bombarda le città e le infrastrutture per terrorizzare la popolazione civile e non utilizza missili e droni per arginare la controffensiva di Kiev e difendere le linee di soldati russi, da tre settimane l’Ucraina sta sviluppando una serie di attacchi di droni su Mosca col duplice scopo di mappare la contraerea e provocare il panico fra la popolazione della capitale.

La distruzione di una fabbrica arsenale nel sobborgo moscovita di  Sergiyev Posad ha dimostrato la capacità di Kiev di colpire obiettivi militari nel cuore della Russia.

Gli attacchi a Mosca hanno sollevato interrogativi sull’inefficienza dei sistemi di difesa aerea della capitale, ha affermato sul Washington Post Samuel Bendett, consigliere della CnA, Center for Naval Analysis, un think tank americano di ricerca indipendente con sede in Virginia. “La maggior parte delle difese aeree in tutto il mondo sono state sviluppate per colpire aerei, elicotteri e missili in arrivo: obiettivi grandi e facili da identificare e non per intercettare piccoli droni”, ha affermato Bendett.

Droni che possono essere utilizzati per “coprire” attacchi di missili su Mosca che visto il continuo bombardamento delle città ucraine, potrebbero verificarsi come ritorsione non appena la Germania deciderà di inviare a Kiev i missili Taurus che hanno una gittata di oltre 500 chilometri il doppio di quella degli Scalp francesi di cui attualmente dispone Kiev.

Oltre alle difficoltà crescenti sul fronte ucraino Putin impatta con  continue complicazioni in patria a causa del panico provocato dai droni di Kiev e dalle convulsioni latenti per la marcia sulla capitale dei mercenari della Wagner.

L’ analisi della situazione interna russa, pubblicata su Foreign Affairs da Tatiana Stanovaya, un’analista che collabora con il Carnegie Russian Centre, sostiene che “la guerra ha iniziato a cambiare la Russia e sono probabilmente in corso profonde ripercussioni interne: nel regime, nella percezione di Putin da parte delle élite e nell’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti del conflitto”.La Russia alle prese con la strategia del porcospino ucraino

Una conferma di come l’indigeribile porcospino ucraino, che chilometro dopo chilometro sta lentamente avanzando soprattutto a sud, rischia di schiantare la Russia.

L’ulteriore recrudescenza della guerra viene intanto evidenziata da due aspetti speculari solo apparentemente secondari.

Il primo è quello della fuga dall’arruolamento che raggiunge cifra da esodo di massa in Russia con centinaia di migliaia di fuoriusciti rifugiatisi dalla Thailandia al Kazakistan, in Georgia o in Turchia.La Russia alle prese con la strategia del porcospino ucraino

Un rifiuto della chiamata alle armi che in misura minore comincia a coinvolgere anche l’Ucraina dove, dopo la scoperta di un giro di tangenti per evitare di partire per il fronte, il Presidente Zelensky ha licenziato tutti i responsabili dei centri d’arruolamento regionali.

Ben più terribile, l’altissimo numero delle vittime del conflitto ha aperto un tragico squarcio sull’infinita lotta per la sopravvivenza che da secoli contrappone il popolo ucraino ai tentativi di dominio russo. Per potere seppellire i soldati deceduti in battaglia e i civili uccisi dai bombardamenti nei cimiteri ucraini è stato spesso necessario, come nel sacrario di Lychaki nei pressi di Leopoli, rimuovere le salme delle vittime delle guerre precedenti e perfino dell’Holodomor la carestia con la quale il regime comunista di Stalin negli anni ’30 provocò deliberatamente la morte di oltre trenta milioni di contadini.

Un orrore senza fine che ciclicamente nel cuore dell’Europa viene perpetuato dai regimi che si alternano al Cremlino o dal nazismo. Una sorta di maledizione che attende ancora la miracolosa rimozione da parte della completa affermazione della democrazia.La Russia alle prese con la strategia del porcospino ucraino

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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