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La Sicilia delle donne che hanno sfidato e vinto la mafia

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Antonino Cangemi

“In Sicilia le donne sono in primo piano… Sicure, sciolte nei modi, nella parola, nell’abito”. Così osservava Alberto Savinio, pseudonimo dello scrittore compositore e pittore Andrea Francesco Alberto de Chirico, fratello di Giorgio de Chirico, visitando in anni oggi lontani l’Isola di cui il padre era originario. Con l’occhio di un artista, poliedrico quanto geniale, che sapeva guardare oltre le apparenze.La Sicilia delle donne che hanno sfidato e vinto la mafia

Di donne memorabili, la terra dei miti dal fascino pari alle mille contraddizioni e lacerazioni, ne ha avute tante. Tra di esse, alcune hanno scritto la storia del contrasto alla mafia.

Così Francesca Serio, la madre del sindacalista Salvatore Carnevale ucciso dalla mafia, alla quale Carlo Levi dedica la parte conclusiva e il titolo del suo singolare “reportage” in Sicilia “Le parole sono pietre”. Così Felicia Bartolotta, la mamma di Peppino Impastato, il giovane attivista politico e animatore culturale di Cinisi anche lui vittima di cosa nostra. Due donne accomunate da uno stesso destino e capaci, in anni diversi, di non rassegnarsi al “quieto vivere” e di sublimare il proprio dolore nell’impegno, giudiziario e non solo, per il trionfo della giustizia e la denuncia del malcostume mafioso.

Su Felicia Bartolotta sono stati scritti molti libri; l’ultimo, toccante e interessantissimo, s’intitola “Io, Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato”, è firmato da Mari Albanese e Angelo Sicilia ed è edito da Navarra.

Come suggerisce il sottotitolo, il libro raccoglie le conversazioni dei due autori con Felicia Bartolotta. Mari Albanese, insegnante e scrittrice, e Angelo Sicilia, studioso della Resistenza in Sicilia e soprattutto artefice dell’innovativo teatro dei pupi antimafia, hanno infatti trovato un punto di congiunzione del loro impegno civile nell’incontro con Felicia Bartolotta. Entrambi hanno avvertito il bisogno (e non sono i soli) di conoscere questa donna straordinaria e, una volta conosciutala, di recarsi con regolare frequenza nella sua abitazione e d’instaurare con lei un’affettuosissima amicizia. I loro dialoghi con donna Felicia, risalenti agli inizi del terzo millennio, furono annotati in un taccuino e registrati col proposito -realizzatosi solo ora dopo un lungo periodo di “decantazione”- di essere pubblicati e assurgere a patrimonio comune. Proposito più che lodevole. Già, perché “Io, Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato” ci regala il ritratto di una donna determinata e coraggiosa come poche e il racconto diretto della vita e della storia – esemplare e non comune – di Peppino Impastato.La Sicilia delle donne che hanno sfidato e vinto la mafia

Leggendo il libro di Mari Albanese e Angelo Sicilia – corredato peraltro da più di un ritratto fotografico in bianconero di Felicia – ci si illude di trovarci dinanzi la madre di Peppino Impastato: sembra di ascoltarla nel suo fiero dialetto – risoluta e saggia, ribelle e intelligente – mentre ci narra la tragedia vissuta in una casa dove esplose il contrasto tra la mafia e l’anelito a liberarsi dalla sua oppressione; tragedia che culminò nell’omicidio di Peppino Impastato, camuffato goffamente come il suicidio di un terrorista, e che somiglia, per i suoi risvolti umani paradossali, a certi drammi della classicità greca. Come è noto infatti, Peppino Impastato apparteneva a una famiglia contigua, per parte del padre, alla mafia – al padrino Gaetano Badalamenti, in particolare – e legò il suo attivismo politico e le sue iniziative culturali alla più agguerrita ed efficace antimafia. Ridicolizzando i mafiosi dalle frequenze di una delle prime, radio libere, “Radio aut”, Badalamenti (chiamato “Toro seduto”) e i suoi uomini. Con la disapprovazione del padre che, pur non volendosi dispiacere col potente cugino capomafia, cercò di salvargli la vita, che però perse per primo lui in misteriose circostanze dopo un disperato viaggio in America.

La Sicilia delle donne che hanno sfidato e vinto la mafia
Mari Albanese e Angelo Sicilia

Nel libro, che si avvale della prefazione della nipote di Felicia Luisa Impastato, le parole della madre di Peppino Impastato, sapientemente stimolata da Mari Albanese e Angelo Sicilia, sono “pietre” e vibrano d’emozione: l’emozione di una tragedia degna di un novello Sofocle ma ancora più atroce perché tutt’altro che frutto di fantasia creativa. Grazie anche a una scrittura d’immediata e potente forza comunicativa sulla quale si sofferma la dotta postfazione del ricercatore di Linguistica italiana Vincenzo Pinello.La Sicilia delle donne che hanno sfidato e vinto la mafia

 

 

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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