Leader e Opa in progress. Letti in controluce, alla smaliziata luce dei tramonti romani, referendum, regionali e amministrative evidenziano esiti che vanno nella stessa direzione.![La sindrome del leader e l'Opa del Pd per i 5 Stelle](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2020/09/la-sindrome-del-leader-e-lopa-del-pd-per-i-5-stelle3.jpg)
Più che un trend, rappresentano una doppia svolta che potrebbe imprimere una accelerazione a scenari che molti si illudono siano adagiati sulla politica del miraggio e dell’eterno rinvio.
La prima svolta è quella della sindrome del leader: non più candidati per la guida del Governo partoriti da movimenti e partiti, attraverso lotte e scontri fra correnti e lobby, ma self made men, cioè candidati il cui successo sociale e professionale è dovuto esclusivamente alla credibilità, alla capacità dialettica e all’azione di coinvolgimento sociale ed elettorale che riescono a mettere in atto.![La sindrome del leader e l'Opa del Pd per i 5 Stelle](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2020/09/la-sindrome-del-leader-e-lopa-del-pd-per-i-5-stelle-600x600.jpg)
Leader spontanei che aggregano le forze politiche e la società civile e sono in grado di rappresentare un punto di riferimento elettorale, come il Premier Giuseppe Conte, o Mario Draghi, oppure Romano Prodi, Luca Zaia, Carlo Calenda, Vittorio Colao, Paolo Gentiloni, Dario Franceschini e Matteo Renzi, tanto per fare degli esempi concreti.
A parte Giorgia Meloni, che ha già dimostrato sul campo di avere la versatilità e il background della leadership, nell’attuale panorama politico i vertici dei partiti riflettono i vecchi schemi del partito di lotta e di governo, sempre nei pressi di Palazzo Chigi e d’intorni.
Il voto del referendum e delle regionali prospetta invece come i cittadini elettori, con l’ eccezione delle generazioni cresciute a manifesti ideologici e assemblee, più che degli schieramenti si fidino delle persone e scelgano i leader, non i partiti.
La seconda svolta riguarda quella sorta di opa politica che, con pazienza e collaudata sottigliezza, il Pd sta mettendo in atto nei confronti dei 5 Stelle. In particolare dell’ala del Movimento che si rifà a Luigi Di Maio, autocelebratosi vincitore del Referendum.
Un’alleanza che sa di inglobamento. Un’incorporazione politica che se anche dovesse spaccare i 5 Stelle, come sembra inevitabile, manterrebbe nelle mani di Di Maio il simbolo e la riconoscibilità elettorale del movimento e lascerebbe gli scissionisti in deficit di identità.
L’obiettivo è evidente: Pd, 5 Stelle e sinistra uniti sono in grado non solo di arginare, ma soprattutto di superare lo schieramento del centrodesta, non più monolitico.
![La sindrome del leader e l'Opa del Pd per i 5 Stelle](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2019/09/nomine-e-rotte-di-collisione-della-politica3-600x408.jpg)