“Il fentanyl inonda l’America” titola in prima pagina il Washington Post. L’allarme e la denuncia dell’autorevole quotidiano per la strage delle oltre 200 vittime provocate negli Stati Uniti negli ultimi anni dalla droga sintetica a basso costo, ma fra cento e mille volte più potente dell’eroina, rimbalzano in Europa e a Roma e confermano i timori per la diffusione a macchia d’olio anche in Italia del fentanyl e dei suoi oltre 50 derivati. Con contraccolpi già evidenti e statistici: dal 2016 dopo anni di progressiva diminuzione di vittime, le overdosi letali in Italia sono schizzate in alto.

Prodotto dai laboratori farmaceutici il fentanyl é usato dagli anni ‘60 come anestetico e antidolorifico e produce effetti simili a quelli della morfina, ma più potenti e a dosi minori. Determina euforia e “sale rapido”, raccontano i sopravvissuti. La dose letale è di pochi microgrammi: un granello. Basta sfiorarlo o inalarlo per caso.
L’articolo del Washington Post documenta e spiega come dopo la scoperta della trasformazione in stupefacente e l’immediata interruzione della produzione, il fentanyl sia diventato un business da miliardi di dollari dei narcos messicani che, soppiantando i produttori clandestini cinesi, hanno iniziato a produrlo industrialmente in laboratorio e spacciandolo a pochi dollari per dose stanno inondando gli Stati Uniti e il mondo.
Messa sotto accusa per avere sottovalutato il fenomeno, la Dea, la Drug Enforcement Administration, la principale agenzia antidroga americana, punta ora a individuare e smantellare i laboratori dei cartelli messicani che gestiscono il colossale traffico. Il fentanyl ha preso in contropiede anche le recenti amministrazioni Usa, rimaste troppo concentrate sull’eroina e la cocaina, mentre i trafficanti messicani inondavano indisturbati il paese con gli oppioidi sintetici.
“È una minaccia nuova, più profonda e mortale di quanto abbiamo mai visto “ che coinvolge non meno 10 milioni di americani, anche se è un fenomeno ancora quasi tutto sommerso con una potenziale estensione che fa paura, scrive il Washington Post che rivela come i Centers for Disease Control and Prevention non siano però in grado di monitorare i decessi per overdose in tempo reale. “Senza dati completi, il governo federale sta guidando alla cieca. È come rintracciare l’epidemia visitando i cimiteri”, spiega John P. Walters, coordinatore delle Agenzie antidroga durante le amministrazioni Clinton e di George W. Bush. “Non stiamo misurando ciò che sta arrivando nel paese in tempo reale. Non stiamo misurando ciò che sta accadendo con le conseguenze sulla salute e dove mettere le risorse per tamponare tali conseguenze sulla salute. La nostra strategia di controllo della droga è imbarazzante e non inizia a proporre un modo per invertire questo problema.”
La tragedia americana del fentanyl ha fatto scattare l’allarme a Roma e in Europa, tanto che accanto ai controlli e ai dispositivi per intercettare i traffici di cocaina e eroina si stanno accentuando verifiche specifiche sulla giungla delle spedizioni di farmaci. Una ricerca da ago nel pagliaio mentre imperversa la proliferazione della nuova piaga del fentanyl.
Facebook Comments
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1