by Marco Mayer *
L’ escalation delle relazioni tra PD e 5Stelle che si é manifestata cosi apertamente nei giorni scorsi é strettamente correlata alle divisioni e tensioni interne ai due partiti.
L’ anno scorso con la complicità di Fabio Fazio , toccò al PD con lo scontro tra Renzi e Martina, Orlando e Franceschini. Quest’ anno, invece, tocca ai 5Stelle.
La competizione pubblica e sotteranea tra Di Maio, Dibattista, Casaleggio e Fico rischia di bloccare ogni serio tentativo di realizzare una vera convergenza programmatica.
Ho formulato l’ipotesi di una stretta correlazione tra conflitti interni alle organizzazioni ed escalation dei conflitti tra entità che siedono ad un tavolo negoziale in un libro che ho pubblicato nel 2005 da Carocci.
Si parla delle profonde divisioni che agitano la residua comunità serba in Kosovo e degli scontri violenti, con attentati ed esecuzioni sommarie, tra i partiti dei kosovari albanesi che si contendono il controllo del territorio dopo la guerra del 1999.
Nella fase del post conflitto tutta l’attenzione degli organismi internazionali era focalizzata sul tentativo di riconciliare serbi e albanesi, ma nessuno metteva in luce che era la profondità delle divisioni interne ai due gruppi ad impedire ogni possibiltà di accordo.
Tra i tanti casi analizzati, il libro si sofferma anche sulla impossibiltà di attuare gli accordi di Oslo, a prescindere dai contenuti dell’agenda: la profonda rottura tra Fatah e Hamas da un lato e le radicali contrapposizioni politiche tra partiti israeliani nella Knesset dall’ altro hanno portato le due parti ad irrigidirsi nei negoziati di pace nel timore di perdere consensi popolari.
Chi ha il compito di mediare dovrebbe comprendere che senza mitigare le tensioni interne alle entità che si combattono, il processo di risoluzione dei conflitti resta congelato.
E’ possibile ottenere un cessate il fuoco o una tregua, ma una vera convergenza politico-programmatica tra entità lacerate da conflitti fratricidi é praticamente impossibile.
In Italia per fortuna non siamo nei Balcani o in Medio Oriente. La situazione politica italiana è certamente meno grave, ma la correlazione tra conflitti intra-gruppo e conflitti inter-gruppi rischia di svilupparsi con analoghe dinamiche ed impedire la formazione di un accordo politico tra PD e 5stelle.
A complicare ulteriormente le cose un fatto nuovo: dopo la durissima requisitoria contro Matteo Salvini, in verità più da Pubblico Ministero che da avvocato, Giuseppe Conte ha perso il profilo di mediatore terzo, diventando il leader più popolare dei 5stelle dopo Beppe Grillo.
Gli osservatori e i giornalisti non dovrebbero dimenticare che anche le scienze politiche e sociali si fondano su “leggi probabilistiche” e sulle relative correlazioni.
Qualora il Governo Conte 2.0 dovesse nascere la prima regola per gli analisti è accendere i riflettori su cosa accade dentro le forze politiche guidate rispettivamente da Luigi Di Maio, Nicola Zingaretti, Emma Bonino e Pietro Grasso.
Certo si tratta di una condizione non sufficiente, ma assolutamente necessaria per valutare il futuro del governo, la sua durata e la sua efficacia. L’addio di Calenda per ora é un caso isolato, ma la fronda in atto fra i 5stelle potrebbe da un lato cedere alle sirene di Matteo Salvini, dall’altro non resistere alle interferenze straniere che intendono ampliare la loro influenza in Italia e in Europa a partire dal 5G.
Sotto questo profilo il silenzio sulle repressioni in atto a Hong Kong e a Mosca é un elemento di grande preoccupazione.
*Marco Mayer insegna Conflict and Peace Building presso l’Università Luiss di Roma. È Direttore del Master di II livello in Intelligence e Sicurezza presso la Link Campus University ed insegna, inoltre, Cyberspace al Master in Cyber Defence organizzato dalla Scuola di Telecomunicazioni dello Stato Maggiore della Difesa e dall’Università di Modena. Fino al maggio 2018 é stato Consigliere del Ministro dell’Interno per la Cybersecurity.