by Adriana Piancastelli
Il lento, lentissimo, evolvere quotidiano verso dimensioni “normali” delle giornate post crisi pandemica sta cominciando a restituire, tra l’altro, i piaceri degli scambi culturali, di incontri universitari e di qualche convegno interessante e ben strutturato.
A metà ottobre si è tenuto a Roma, a Palazzo Orsini Taverna, a cura di “Human Consulting” un incontro con una serie di panels ed interventi sul tema “Dalla sicurezza aziendale alla sicurezza pubblica”.
Nelle sale sontuose del Palazzo dell’antica nobiltà si sono alternati volti noti e meno noti, comunque di livello professionale consistente i cui interventi sono stati coordinati da Marco Ludovico, una certezza dell’Informazione nazionale.
L’accento è andato presto sul concetto di come l’idea globale di sicurezza stia mutando natura: da esigenza, rassicurazione naturale, alla profilazione diun diritto che richiede coscienza, conoscenza e coralità per approdare alla sicurezza partecipata.
Gli aspetti globali dell’idea-sicurezza non possono prescindere da spazi che intrecciano il quotidiano al cyber, l’Istituzionale al Pubblico fino alla dimensione privata del nucleo familiare.

Humint Intel Consuting nasce da un progetto volto ad individuare i principalirischi di eventi ostili a tutela dei protagonisti di estrazione privata e pubblica,voluto da Roberto Cosa e da uno dei grandi nomi dell’ investigazione giudiziaria e di prevenzione: Mauro Obinu, profondo conoscitore delle chiavi e delle insidie del nodo sicurezza. L’esigenza collettiva di un presidio per esorcizzare la paura anche nelle procedure e nelle dimensioni dello spazio cyber è sottolineata da Matteo Sironi, CEO dell’azienda organizzatrice, che apre i lavori e trova i necessari approfondimenti, a seguire, nelle parole di Roberto Baldoni, ora Direttore Generale per l’Agenzia de la Cyber Sicurezza Nazionale.
La neonata Agenzia prevede di crescere in tempi brevi e Baldoni coniuga esperienza, convinzione, professione e concretezza: ancora una volta, pur nella dimensione ipertecnologica, al centro degli universi, resta l’uomo, l’intelligenza umana articolata nella capacità di voler e saper prevedere, a livello di Stato, difese e attacchi, con sapienza e stile e qualche ritardo nazionale accumulato a volte per caso, a volte per burocrazia o per tempismi non abbastanza corali nella realtà, nonostante le premesse virtuose.
La gestione dei rischi è indispensabile e proattiva: il sistema può essere fragile e consapevole di una permeabilità intrinseca che non consente certezze difensive da armatura medioevale.
La partita si gioca sui tempi e le completezze delle reazioni, sul recupero di integrità di dati e parametri e sulle insidie di manipolazioni, a tutti i livelli, distorsioni di informazioni e formazioni e molto spesso su disattenzioni elementari ingenue o ignoranti di un essere umano.
Nel cuore del sistema c’è l’uomo umanamente uomo, forza e debolezza in cabina di regia.
I panels tecnici di sicurezza aziendale hanno presentato gli interventi di Carlo Calabria (CMC Capital Limited), Andrea Chittari ( SP Global Security SNAM) Massimo Ravenna (C Cybersec Acea), Luigi Recupero ( noto esperto di transizione digitale) e Andrea Salpietro ( C Sec Officer di Leonardo).
Quindi è toccato all’aspetto della cooperazione come ponte tra sicurezza aziendale e sicurezza collettiva.
Da soli non si fa molta strada, in nessun cammino, men che meno in quelle aree in cui tutti sono chiamati a sentirsi testimoni ed interpreti del progetto di sicurezza reale, quindi partecipata, chiave di volta della realizzazione di obiettivi figli del coinvolgimento concreto.
Ne hanno parlato Donatella Curtotti, Direttore del Dipartimento di Giurisprudenza e Scienze Giuridiche della Sicurezza dell’Università di Foggia, Camillo Sperzagni, esperto di dinamiche sistemiche in ambito organizzativo e di intelligence e Giulio Terzi di Sant’Agata, Ambasciatore, già Ministro degli Affari Esteri e cultore della Cooperazione Internazionale Fondazione Einaudi.
