La Libia cerca pace in Sicilia
Guerra e tregua. Un conflitto frammentato lungo le coste e focalizzato attorno a Tripoli. Della polveriera libica hanno parlato, a New York, a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il Premier Giuseppe Conte e il Presidente Usa Donald Trump.
Conte ha rinnovato l’invito a Trump e al Segretario di Stato Mike Pompeo per la conferenza sulla Libia, in programma in Sicilia a novembre.
La contrarierà degli Stati Uniti alle preventivate elezioni libiche di fine anno, ha spinto l’Onu e, sulla scia delle Nazioni Unite e degli Usa, la stessa Francia a dichiarare di non ritenere credibile oltre che possibile il voto vista la situazione di grave instabilità del Paese.
Anche se fragile, l’ultima tregua evita che la situazione a Tripoli precipiti definitivamente e consente all’Italia di rafforzare i rapporti col Generale Khalifa Haftar, che in prospettiva sembra rappresentare il baricentro di un nuovo inizio per la Libia. Il più concreto del dopo Gheddafi.
![Libia passano dalla Sicilia le speranze e le trattative di pace](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2018/09/libia-passano-dalla-sicilia-le-speranze-e-le-trattative-di-pace4-600x300.jpg)
“Haftar ha molto attenuato la durezza del militare senza mezze misure ed è divenuto molto più cauto perché non vuole legare il suo nome alla eventuale nuova strage di civili della conquista di Tripoli” afferma l’analista Arduino Paniccia, Docente di studi Strategici e Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.
![Libia passano dalla Sicilia le speranze e le trattative di pace](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2018/09/libia-passano-dalla-sicilia-le-speranze-e-le-trattative-di-pace5-600x513.jpg)
- Ma Haftar non ha liberato la Cirenaica dall’Isis?
Si ha ripulito dai combattenti dello Stato islamico Tobruk, Derna e Sirte in modo determinato e molto duro, senza tanti riguardi per i civili.
- Obiettivi del Generale ?
Haftar non vuole essere confuso con la babele di milizie che combattono spessissimo per la propria sopravvivenza e lo stipendio. Sostanzialmente vuole essere chiamato, o designato da un nuovo governo amico oppure elettoralmente.
- Rischi della guerra civile permanente?
Essenzialmente quello del terrorismo islamico. Il terrorismo, che in Libia è stato contrastato con determinazione quasi esclusivamente dal Generale Haftar, è la punta dell’iceberg del più vasto problema del terrorismo africano.
- Quadro complessivo della situazione?
Vi sono paesi in cui il fenomeno è endemico da decenni: Boko Haram in Nigeria, ISIS nella fascia del Sahel (Mali, Buskina Faso, Niger, Ciad), Al Qaeda in Algeria, Al Shabab in Somalia, e ancora in Camerun e Sudan. Oltre 10.000 sono state le vittime nel 2017 e, dalla sola Tunisia, negli ultimi anni è partito il maggior numero di foreign fighters della storia per raggiungere il califfato, quasi 5000 uomini.
La “normalizzazione” eseguita da Al Sisi e Khalifa Haftar in Egitto e in Cirenaica e la ritirata di Boko Haram hanno comportato un ridimensionamento significativo sia delle vittime che di attacchi e attentati. Ad esempio in Libia si sono ridotti a 47, contro gli oltre 400 attacchi del 2016. Anche gli aiuti internazionali alla Tunisia e la presenza di special forces sul territorio nord africano, gli americani in Fezzan e in Niger (nel compound di Agadez) e in Mali insieme ai Francesi, e il crescente uso dei droni hanno contribuito di molto all’arresto, almeno per ora, del terrorismo militante.
- E nella fascia del Maghreb?
Determinante , oltre all’azione di contrasto in Cirenaica ed Egitto è stato il “ritorno” degli Stati Uniti nell’impegno nell’area, anche per evitare che l’influenza di Mosca la presenza di consiglieri russi si estendesse anche a questa parte di Africa, dopo il successo in Siria e i crescenti legami proprio con Al Sisi e il Generale Haftar.
- Evoluzione del rapporto fra Italia e Libia?
E’ arrivato il momento di capire che per il nostro Paese che parlare di Libia solo in chiave di migrazione e non di un Paese completamente destabilizzato che per noi e per l’Europa resta la vera porta di accesso all’Africa, è una visione “sfocata” ed eurocentrica della transizione che sta attraversando il continente africano.
- Soluzioni?
Le soluzioni devono essere trovate rivisitando modelli come quello a 3 della confederazione bosniaca (Cirenaica, Tripolitania e Fezzan) o quello libanese (Presidente Cristiano, Primo Ministro Sunnita, Presidente del Parlamento sciita), questa volta definendo una suddivisione cittadina/regionale, invece che su base etnica o religiosa. Nessuna milizia sarà in grado di prendere il sopravvento sulle altre, tanto meno quelle che sostengono Serraj. Da questo punto di vista i sottili equilibri da noi tenuti in piedi sono quindi destinati a evolgersi.
- Prospettive ?
Non resta che la soluzione giustamente prospettata della Conferenza Internazionale in Sicilia, nella quale resta fondamentale il rapporto fra Stati Uniti e Italia. Necessaria anche la prosecuzione dell’ apertura ad Haftar, e l’aggiornamento come detto dei modelli già sperimentati per chiudere altrettanto sanguinosi conflitti ai nostri confini.