Khalifa Haftar tergiversa, ma non arretra di una duna e trasforma la tregua in un miraggio. Avvolto in un pastrano da tempesta di sabbia il Feldmaresciallo si é preso altre 48 ore per discutere con i suoi uomini l’accordo di tregua in Libia, firmata ieri dal capo del Governo di accordo nazionale, Fayez al-Serraj. E prima di rimanere impigliato nelle spire del servizi segreti di Vladimir Putin, che non si sa mai dove iniziano e non si viene mai a sapere dove finiscono, Haftar lascia in tutta fretta Mosca senza firmare alcunché.
Confermando di meritare il soprannome di nuova volpe del deserto, erede del mitico Ewrvin Rommel dell’ Afrikakorps tedesca nell’ultima guerra mondiale, il Feldmaresciallo ha semplicemente lasciato detto al Cremlino di avere bisogno di due giorni per discutere le condizioni e le modalità della tregua con i leader delle tribù sostenitrici dell’Esercito di Liberazione nazionale da lui guidato.
Haftar non accetta in particolare che tra i punti dell’intesa nel piano di mediazione proposto da Russia e Turchia venga previsto il ritiro delle sue forze attestate attorno a Tripoli e a Misurata. Il generale avrebbe anche chiesto un monitoraggio internazionale del cessate il fuoco senza la partecipazione della Turchia e ha sollecitato il ritiro immediato di quelli che definisce i “ mercenari arrivati dalla Siria e dalla Turchia». Infine, avrebbe insistito sulla richiesta di avere l’incarico di comandante supremo delle Forze armate libiche
Mentre Putin non ha ufficialmente fatto commenti, la mossa di non firmare l’accordo e di lasciare Mosca non è piaciuta al presidente turco Erdogan che ha minacciosamente parlato espressamente di «infliggere una lezione» ad Haftar nel caso dovesse riprendere i suoi attacchi.
Il leader turco ha inoltre rivendicato il ruolo di Ankara nella crisi libica sostenendo che: «Se la Turchia non fosse intervenuta, Haftar avrebbe preso il pieno controllo della Libia».
Lo stallo delle trattative di Mosca, rischia di compromettere prima ancora di cominciare la conferenza di Berlino, convocata per domenica 19 gennaio, ma che potrebbe essere rinviata.
L’evoluzione degli scenari prevede sostanzialmente il raggiungimento di un compromesso quanto più favorevole ad Haftar, oppure la clamorosa rottura del generale con Mosca e il rinsaldamento dell’alleanza con Arabia Saudita, Emirati Arabi ed Egitto. Una rottura dalle conseguenze imprevedibili, soprattutto per lo stesso Haftar.