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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Antonino Cangemi
Censurare Dostoevskij ? Contrapposta all’universalità della cultura, la guerra è sempre stata la madre di tutti i manicheismi, puerili e non. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin li ha rigenerati in tutto il mondo e li ha riprodotti anche in Italia.

Dubitare sull’opportunità di un corso su Dostoevskij non è forse espressione del più infantile schematismo mentale che contrappone il bianco e il nero senza alcuna sfumatura di grigio? Eppure ciò è accaduto in un’Università milanese dove il corso, già da tempo programmato, è stato prima rinviato, poi approvato purché oltre che di Dostoevskij si parlasse, per una sorta di par condicio, anche di scrittori ucraini. A quel punto però il docente – come dargli torto? – si è rifiutato: “grazie, non ci sto”, pare abbia risposto,“sono preparato solo su Dostoevskij”.
Probabilmente si fa finta di non capire che questa terribile guerra – che miete morti soprattutto tra i civili, donne e bambini – non è la guerra tra un popolo buono e uno cattivo, ma è frutto di ambizioni personali deliranti e d’interessi geopolitici contrastanti.
Lasciamo da parte i grandi della letteratura, della musica, dell’arte figurativa nei quali si specchia la profondità dell’anima russa. Non tiriamo in ballo il popolo russo, vittima di questa e altre tirannie succedutesi nella storia. E, per favore, non prendiamocela con Dostoevskij, i cui romanzi rimangono ancor oggi quanto di più alto abbia offerto la letteratura. Si provi a leggerlo piuttosto per assaporarne, in un Paese smemorato e sempre più incolto, la magnificenza.
Per chi volesse accostarsi a Dostoevskij, consiglieremmo di iniziare con “Delitto e castigo”. Rispetto ad altri romanzi, la sua lettura è quella più lineare. Se vogliamo, si tratta di un noir psicologico. Un giovane studente universitario in preda a furori di grandezza decide di far fuori una vecchia usuraia convinto dell’inutilità della sua esistenza.
Napoleone – così ragiona Raskol’nikov, il protagonista del romanzo – non si sarebbe fermato dinanzi al sacrificio di una vita umana pur di raggiungere i suoi obiettivi. Poi però i lunghi colloqui con un intelligente ispettore di polizia e lo scavo interiore incessante lo conducono a pentirsi. Un romanzo, “Delitto e castigo”, che anticipa Freud e Nietzsche.
Il percorso che porta a conoscere Dostoevskij potrebbe continuare con il racconto lungo “Le notti bianche”: nulla è stato ancora scritto che descriva con pari intensità emotiva le pene di chi ama senza essere riamato. Poi “I demoni” per esplorare le aberrazioni mentali di chi s’infatua di astratti ideologismi, e “L’Idiota” per innamorarci della purezza del principe Myskin, un uomo troppo buono – novello Cristo in terra -condannato alla demenza in un mondo terribilmente cinico. Per ultimo, il romanzo più complesso – per trama, ricchezza di personaggi e temi – ma anche il più coinvolgente e sconvolgente, “I fratelli Karamazov”.
Naturalmente, la letteratura russa non è solo Dostoevskij, ma anche tantissimi altri straordinari scrittori e poeti. Citarli tutti è impossibile, basti ricordare Tolstoj, che peraltro scrisse pagine illuminanti contro la guerra, e quel Puškin che, per i russi, è come Dante per gli italiani.
E gli autori ucraini? Due su tutti, due classici senza tempo: Vladimir
Vasil’evič Gogol’ e Michail Afanas’evič Bulgakov. Il primo, nato a Soročincy nel governarato della Poltova agli albori del XIX secolo, è passato alla storia della letteratura per “I racconti di Pietroburgo” e per le “Anime morte”: con la sua comicità grottesca e visionaria intrisa di pietas ha insegnato che cosa vuol dire coniugare il riso e il pianto (Dostoevskij affermò: “Siamo tutti figli del Cappotto di Gogol’”); il secondo di Kiev, fuoriclasse della scrittura satirica tra il XIX e XX secolo, è un funambolo geniale dall’inventiva mai doma e il suo “Il Maestro e Margherita” è tra i romanzi più intriganti di sempre.
Ma Gogol’ e Bulgakov’, che peraltro scrissero in lingua russa, fino a che punto possono considerare scrittori ucraini, o solo ucraini? E Dostoevskij, Tolstoj, Puškin sono solo russi? Loro tutti sono nell’olimpo della letteratura, appartengono alla letteratura con la l maiuscola e, come ogni classico, sono universali!
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Saggista e critico letterario