Europa: Draghi for President
La storia dell’Europa, fra 35 o 50 anni, dedicherà più di un capitolo a Mario Draghi, che fin da adesso si può considerare il primo Presidente degli Stati Uniti d’Europa.
Una presidenza ancora virtuale, circoscritta alla Banca Centrale Europea, ma che ha già posto le premesse per l’effettiva saldatura politica e istituzionale del vecchio continente.
L’ Unione Europea dei soldi. L’unione del controllo dei debiti pubblici e del Pil dei paesi membri. Quelli ricchi, ma pur sempre esposti alle crisi globali, come la Germania, l’Olanda e gli Stati del Nord Europa e quelli indebitati fino al collo, come la Grecia e l’Italia, il cui default trascinerebbe tutti nel baratro.
L’Europa rifondata e cementata da Mario Draghi si basa sul Quantitative Easing, il massiccio acquisto da parte della Bce dei titoli di Stato emessi dai paesi più indebitati. Una scelta di politica monetaria, mirata al sostegno e alla crescita economica, alla ripresa della produzione e dell’occupazione: nessuno fallisce, tutti crescono. Una svolta immediata, molto più rapida e efficace del New Deal di Roosevelt, che tra l’altro aveva il grande vantaggio di operare in un paese omogeneo, costituzionalmente e legislativamente uniforme.
Per evidenziare quanto il QE sia stato vitale per l’Italia, e quanto lo sarà fino alle elezioni politiche del 2018, basterà ricordare come le cifre del flusso degli acquisti di Buoni del Tesoro italiani abbiano raggiunto dal 2015 e fino a marzo 2017 i 12 miliardi al mese, mentre ora oscillano sugli 8 miliardi mensili. In che condizione sarebbe l’Italia senza il sostegno del Quantitative Easing ?
L’effetto Draghi non solo ha consentito all’Europa di superare la crisi, ma ha anche fatto rinascere l’Euro, schizzato ad oltre 1, 20 dollari (per l’esattezza a 1,2047 dollari). E comunque ha ribadito il Presidente della Bce, respingendo al mittente le richieste rigoriste dei tedeschi, il QE può ancora aumentare, sia nelle dimensioni degli acquisti di bond, che nella durata, se le prospettive economiche dovessero peggiorare.
Insomma in Mario Draghi We Trust, ricorderanno gli storici dell’Europa paragonando il motto nazionale degli Stati Uniti d’America, riportato sui dollari, alla fiducia riposta nel presidente della Bce: confidammo in Draghi.