Cuore & Batticuore Rubrica settimanale di posta storie di vita e vicende vissute
by Pinkie
Roma non è una città per bambini, non è una città per vecchi, non è una città per donne, non è un posto per chiunque abbia un qualsiasi problema piccolo o grande, temporaneo o permanente, di mobilità e di autonomia: ormai Roma forse non è neppure un posto.
E’ un’idea, un ricordo, una cartolina per turisti ingenui, una foto con il Colosseo, un mercato kitch di nobiltà decaduta.
La piccola ignobile storia che ha vissuto Matteo Chittaro, 21 anni, studente universitario – una bella tempra e una carrozzina a rotelle da 11 anni – è la dimostrazione di una profonda sciatteria civica, di una indifferenza istituzionale gelida e di un feroce conformismo politico velato dai luoghi comuni patetici “… poverino…sarà stato un caso…in una città così grande…come si fa?”
Infatti non si fa!
Piccola ignobile storia romana: Matteo si muove solo su una sedia a rotelle, frequenta un’Università che si raggiunge con la metropolitana e ai primi di settembre ha un esame importante, che non può sostenere e che perde a causa del malfunzionamento e dell’incuria del sistema dei trasporti della Capitale.
Vive ad Aprilia, quindi dopo un’oretta di viaggio verso Roma, prende la Metro B per raggiungere la Facoltà di Lingue a Tor Vergata.
Ma la carrozzina a rotelle, cari amministratori della città e munifici gestori delle linee di trasporto urbano, ha ben poco in comune con il tappeto volante di Aladino. Provare per credere.
Per uscire dal sottosuolo di Roma servono ascensori che funzionino, non i tappeti volanti delle favole.
E Matteo in vari, inutili e odiosi giri di giostra di corridoi e fermate sotto terra ha trovato solo ascensori “temporaneamente fuori uso” e scale nemiche.
Neppure l’ombra di una rampa per disabili inaccessibile senza il trasporto in ascensore.
Ora, che il servizio Metropolitane della Capitale sia la prova dell’esistenza dell’inferno è universalmente noto, ma che non sia possibile uno spostamento ad una persona in carrozzina, sia disabile, anziana, giovane, vecchia, neonata o ingessata è semplicemente un segno – uno dei tanti – di resa civile.
E’ un furto alla libertà, un attentato all’autonomia, un insulto alla dignità.
Matteo per un pugno di minuti è stato la mosca catturata nel bicchiere rovesciato.
Ha provato a sbattere le ali fino a che si è arreso ed è venuto il cugino a sollevare il bicchiere e a liberarlo dall’incubo.
E’ una piccola ignobile storia romana quotidiana come se ne vivono tante in un silenzio rassegnato e pesante.
Questa insegna che una sedia a rotelle non è un tappeto volante. Una preghiera: gentili amministratori della Capitale, provare per credere.
E più che una preghiera dovrebbe essere almeno un obbligo morale.
Grazie allo sdegno di Pinkie, alle denunce dei cittadini e della stampa, la mortificante esperienza di Matteo Chittaro, mortificante per la Capitale, ha avuto come suol dirsi un lieto fine: il Rettore del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Straniere dell’Università Roma Tre, Luca Pietromarchi, è immediatamente intervenuto ed ha disposto che Matteo possa ripetere l’esame. “Lo consideriamo un atto dovuto” ha affermato il Rettore. Un intervento di grande spessore umano e sociale, che evidenzia come a causa di specifiche responsabilità amministrative capitoline rimanga tuttavia irrisolto il dramma del degrado delle infrastrutture e dei trasporti che penalizza gravemente la vivibilità di una Città, che tutti amiamo disperatamente al di là del bene e del male, ma che da più celebrata del mondo rischia di diventare la più inagibile.