Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta Storie di vita e vicende vissute
by Valeria D’Onofrio
Chiedere scusa ai Folli, ecco cosa dovremmo fare. Derubricati a meri, scomodi, esseri patologici, viaggiano da sempre rasente i muri del nostro vivere. Invece dovremmo provare a interrogare la loro inafferrabilità che può scivolare nelle anse più tortuose dell’esistenza.
I Folli hanno occhi acquosi, in cui galleggia l’invisibile; orecchi acuti, capaci di ascoltare le voci dell’anima; fibre tese come corde a percepire le impercettibili vibrazioni della terra, del cielo. I Folli hanno uno sguardo che sembra sempre perso, e invece vola solo lontano, oltre il brusio e la materia. È laggiù che incontrano ciò che noi ignoriamo, che avvertono quello che a noi sfugge, che lo sentono sulla loro pelle, nei loro nervi. La loro è una consapevolezza inascoltata, una dolenza, talvolta urlata, molto spesso muta, svilita e soppressa dal nostro giudizio, dalla nostra indifferenza.
Quanta paura ci fa quella loro indecodificabile consapevolezza. Quando, invece, è una prima linea vitale, una legione… straniera al mondo, arruolata per immolarsi e salvare la ‘Ragione’ spalancandole il campo del Potere assoluto di indirizzo verso…il Bene.
Chiedere scusa ai Folli, sì, lo dovremmo fare, sprofondare, senza paura, dentro quel loro sguardo che va oltre il brusio e la materia. Immergerci in quegli occhi acquosi e, ora più che mai, lasciarci galleggiare un po’ nel loro mare aperto, fuori dal nostro sicuro “porto delle nebbie”. Dove, ordinate, ormeggiamo le nostre inservibili certezze.
