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Rubrica di critica recensioni anticipazioni
by Augusto Cavadi
Il mantra ricorrente “Non c’è più né Sinistra né Destra” esprime, a seconda dell’interpretazione, un’evidenza o una baggianata.
E’ evidente che, di fatto, partiti/sindacati/movimenti che si dicono di Sinistra pensano/agiscono in maniera sempre più simile ai partiti/sindacati/movimenti che si dicono di Destra.
Che questa situazione effettuale, empirica, significhi che, di diritto, sia scomparso qualsiasi criterio per differenziare un’organizzazione di Sinistra da una di Destra é una madornale falsità (condivisa o per ignoranza o in malafede).
Allora che c’é di vero nell’adagio “Ormai Destra e Sinistra si equivalgono”? Che non è facile distinguere di caso in caso chi si dice di Sinistra e lo è davvero da chi si dice di Sinistra e non lo é (o lo è solo in parte insufficiente).
La linea di confine: i 3 princìpi dell’Ottantanove
Ma quale, appunto, almeno in teoria, il discrimine fra i due schieramenti (rispetto ai quali si può essere più o meno vicini e più o meno lontani)?
La risposta più convincente a me sembra la più semplice: è di Sinistra chi condivide i 3 principi della Rivoluzione francese (libertà, uguaglianza, fraternità); é di Destra chi li ritiene da contrastare (o, almeno, da limitare più possibile).
Poi, certo, ci sono mille Sinistre e mille Destre, ma la varietà delle versioni non deve farci perdere di vista il confine decisivo fra i due campi principali.
Potremmo aggiungere che la molteplicità di varianti dipende essenzialmente non dai fini, dagli scopi, quanto dai metodi, dalle strade. C’é una Sinistra rivoluzionaria e c’é una Sinistra riformista: se tengono fisso lo sguardo sulla méta unica comune, sono entrambe specie del medesimo genere.
C’é una Destra reazionaria e c’é una Destra conservatrice: se tengono fisso lo sguardo sulla méta unica comune, sono entrambe specie del medesimo genere.
Logica della partecipazione versus logica della delega
Un indizio significativo per individuare, al di là delle apparenze, cosa è Sinistra e cosa è Destra mi pare stia nel ruolo che viene attribuito alla popolazione: nel primo caso si tende a supporre che la partecipazione del numero maggiore di cittadini sia da perseguire, nel secondo caso che sia preferibile la delega a un’élite di “potenti” (dal punto di vista carismatico o intellettuale o economico o militare e così via). A Sinistra si tende a enfatizzare l’iniziativa dal basso: un caso esemplare Antonio Gramsci a giudizio del quale si potevano discutere tutte le tesi di Marx, ma si restava nell’alveo marxista sino a quando si manteneva la convinzione che gli sfruttati della Terra, se uniti, possono liberarsi. Di contro una costante della Destra nel tempo è la convinzione
che le grandi questioni della storia possano risolverle solo dei “capi” (attorniati da squadre affidabili selezionate) dal momento che le maggioranze numeriche sono costitutivamente incapaci di auto-organizzarsi e di auto-emanciparsi.
Uno sguardo alla storia recente
Questa proposta analitica non è priva di conseguenze nell’interpretazione della storia degli ultimi due secoli: infatti se un governo che si dice di Sinistra scarta uno solo dei 3 principi dell’Ottantanove non va considerato di Sinistra. Ad esempio l’Unione Sovietica, che ha calpestato programmaticamente libertà e fraternità, è stato un caso evidente di “fascismo eterno” (U. Eco) rosso. Similmente se un governo non persegue la limitazione strutturale di tutti e 3 i principi dell’Ottantanove non va considerato perfettamente di Destra.
Ad esempio non lo sono i governi liberal-borghesi sino a quando, pur scartando uguaglianza e fraternità, non calpestano anche la libertà: lo diventano quando, rinunziando a condizionare il potere economico dei capitalisti, annullano di fatto anche il valore della libertà (civile, politica, sociale e culturale). Gli Stati Uniti d’America, con la vittoria elettorale del duo Trump-Musk, sembrerebbero a pochi passi dal completamento del processo di fascistizzazione.
Insomma se guardiamo alle etichette e ancor più ai contenuti delle politiche attuali, il nostro pianeta (non solo in Italia, in Europa e in Occidente, ma anche in Oriente: dalla Russia alla Cina) é molto più a Destra che a Sinistra.
Una prospettiva per il futuro
Se questa griglia di lettura non è del tutto infondata, il vento di Destra oggi dominante non potrà invertire direzione sino a quando le formazioni di Sinistra non affermeranno, con determinazione, i 3 principi-guida che dovrebbero caratterizzarle. Per “affermare con determinazione” intendo intervenire almeno a tre livelli:
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auto-convincersi che davvero non c’è libertà senza uguaglianza e fraternità; non c’è uguaglianza senza libertà e fraternità; non c’è fraternità senza libertà e uguaglianza. Invece quasi sempre ci si illude, disastrosamente, di poter intestarsi uno di questi principi trascurando (o addirittura ripudiando) gli altri. Le “dittature del proletariato” sono un tragico esempio di negazione della libertà e della fraternità; i “partiti democratici” occidentali sono un tragico esempio di enfatizzazione della libertà a scapito dell’uguaglianza e della fraternità;
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evidenziare la valenza utopica, simbolica, prolettica dei principi dell’Ottantanove senza ritenere (e far ritenere all’opinione pubblica) che i livelli raggiunti siano soddisfacenti. Il caso italiano è abbastanza significativo: la Sinistra sembra più concentrata nel ‘conservare’ i valori della Costituzione repubblicana che nella ‘lotta’ perché siano attuati per quella grandissima parte in cui non lo sono; la Destra appare invece ‘rivoluzionaria’ perché si appella alle ragioni della protesta popolare, sequestra delle parole preziose (come “patria”, “merito”, “giustizia”, “autonomia”…) declinandole ad uso propagandistico e si rivolge alla dimensione emotiva più che razionale degli esseri umani;
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provare a mostrare con la produzione normativa e soprattutto con la prassi amministrativa, in tutti gli ambiti in cui ne avesse facoltà (enti locali, regioni, Stati nazionali, organismi europei), che i principi dell’Ottantanove non sono solo (eticamente) “sacri”, ma anche (pragmaticamente) convenienti per la stragrande maggioranza (se non addirittura per la totalità) della popolazione.