Fca paga a carissimo prezzo l’addio a Marchionne
by Vincenzo Bajardi
Un giorno infausto per la prima conference call di Mike Manley, il nuovo numero uno di Fca,andata in onda poche ore dopo la scomparsa di Sergio Marchionne.
Ancora maglia nera per i titoli del Lingotto. In un momento emotivamente difficile per il successore inglese, il mercato ha soppesato ogni parola del nuovo amministratore delegato, originario di Edimburgo, per carpire le prime indicazioni di rotta. “Confermiamo gli obiettivi che ci siamo posti nel piano industriale del 2022. Il 2018 è un anno molto importante, i target andavano urgentemente rivisti, ma il secondo semestre è stato duro”.
Fca ha confermato l’utile netto ma ha abbassato l’asticella degli altri obiettivi (ricavi netti visti a 115 miliardi di euro invece di 125, l’Ebit sceso a 7,5 miliardi e la liquidità netta industriale anch’essa giù da 4 a 3 miliardi di euro). Numeri giudicati deludenti e che hanno finito per pesare in Borsa a Piazza Affari ma anche oltreoceano.
Proprio per queste revisioni, dopo le vendite di lunedì ed il recupero di ieri, il titolo Fca marcia in netto ribasso e arriva a perdere fino al 15%. Un titolo che si è dunque avvitato con sospensione anche a Wall Street, finendo addirittura in asta per eccesso di calo. Per poi ritornare agli scambi, cedendo pesantemente il 12,865% a 14,426 euro, poco prima della chiusura (nessun quotidiano nazionale ha riportato l’ultimo valore del titolo).
Fca ha portato in territorio negativo anche la holding Exor mentre la Ferrari è sempre in sofferenza. In particolare Maranello non ha ancora concluso il piano industriale previsto fino al 2021. Fca in mattinata aveva reso noti i conti del secondo trimestre. In chiara evidenza l’annuncio dell’azzeramento del debito industriale, anticipato proprio da Marchionne il primo giugno a Balocco durante la presentazione del piano industriale. Da evidenziare la liquidità netta industriale di 456 milioni di euro, definita dal Lingotto “una pietra miliare per il Gruppo”.
Segno tangibile dell’eredità lasciata dal manager di Chieti al timone dell’azienda torinese da 14 anni. Il secondo trimestre 2018 si è chiuso con un utile netto pari a 981 milioni di euro (- 26%). Utile netto di 1,775 miliardi di euro, in linea con gli 1,796 miliardi raggiunti nello stesso periodo. Nel trimestre, le consegne complessive di Fca sono state di 1.301.000 veicoli (+ 6%) in virtù del miglioramento dei mercati Nefta ed America Latina, ricavi netti in aumento del 4% a 2 miliardi di euro. Da segnalare anche il dimezzamento dei ricavi di Maserati nel secondo trimestre, a poco meno di 570 milioni, dovuto al calo delle consegne in Cina, imputabile all’impatto della riduzione dei dazi sulle importazioni da decorrere dal 1° luglio, fattore che ha ritardato le decisioni di acquisto della rete e della clientela finale.
Dopo la diffusione dei conti Manley ha risposto alle domande degli analisti fornendo insieme all’inglese Richard Palmer, un passato in General Electric, i primi segnali sulle scelte che intende avviare per l’azienda e per l’Italia. Il piano del business plan 2019-2011 presentato a Balocco l’1° giugno ha messo sul tavolo un investimento di 45 miliardi, di cui 9 nell’elettrificazione, producendo un flusso industriale di cassa lordo per 75 miliardi e con una liquidità stimata per il 2022 di 20 miliardi di euro. Il fatturato crescerà del 7% in media all’anno con margini del 12% e registrerà una forte accelerazione la parte elettrica mentre il diesel nell’area Emea diminuirà progressivamente sino al 2021. Il focus sarà sui brand premium che verranno per la maggior parte prodotti in Italia ed entro il 2022 verrà accresciuto il pieno utilizzo della capacità industriale in Europa e in Italia con un mix di marchi premium e con la Fiat 500 green mentre saranno trascurate le vetture di massa. Dopo Manley toccherà al nuovo ad di Ferrari, Louis Camilleri, debuttare l ‘1°agosto con i conti del secondo semestre, mentre a settembre dovrà presentare il nuovo piano industriale 2018-2022.
Per la cronaca oggi è giornata di conti anche per Ford e General Motors, mentre ieri ad alzare il velo sui conti è stato il Gruppo francese Psa con ricavi cresciuti del 40,1% a 38,6 miliardi di euro, mentre l’utile netto ha raggiunto 1,481 miliardi come ha evidenziato Carlos Tavares, amministratore delegato di Psa. Sempre ieri la Fiom ha dato il via, con le assemblee alla Maserati di Grugliasco, alla discussione per il rinnovo del contratto di primo livello in scadenza a fine anno. Per concludere in Borsa qualcosa cambierà assicura Andrea Balloni, analista di Mediobanca Securities. A sentire Gabriele Gambarova, analista di Banca Akros, Fca non è un Gruppo con la stretta necessità di trovare un partner. Di recente qualche rumors azzardava il Gruppo coreano Hyundai-Kia come possibile ingresso.