Sarà la stagione delle nomine a fare localizzare la rotta invisibile dei diversi sommergibili, con i siluri pronti al lancio, che navigano a quota periscopio nel mare della politica.
Sulla carta il sottomarino più tecnologico è quello appena varato dell’Italia Viva di Matteo Renzi, che dispone di satelliti e droni audio video virtuali, e perfino delle classiche quinte colonne, in grado monitorare tutta l’area archeologica e neo zingarettiana del Pd, le costellazioni dei 5 Stelle, i rigurgiti della Lega, tutte le insenature di Forza Italia e l’enclave di Fratelli d’Italia.
Non scherza neanche l’avveniristica versione aggiornata, assimilabile a un sottomarino tascabile, della piattaforma digitale Rousseau che attraverso l’incrocio di dati elaborati dagli algoritmi riuscirebbe a intercettare le tendenze elettorali e a trasmetterle ai 5 Stelle.

Più che ad un sommergibile, anche se orfano di Renzi, il Pd è invece paragonabile ad un’astronave che si muove nello spazio-tempo dei vertici delle istituzioni e della burocrazia, le cui generazioni si intersecano e combaciano con i decenni dei governi Dc, di centro sinistra, unità nazionale, prodiani e dem. Un’astronave che, a differenza dei sottomarini, vanta rapporti internazionali e capacità di anticipare e influenzare i mercati. Rapporti difficilmente sostituibili.
Artigianale, ma efficace, anche l’intuitivo sistema sottotraccia che non fidandosi di nessuno Matteo Salvini, pilota personalmente, riuscendo a interpretare e ad assecondare gli stati d’animo popolari degli italiani.
Destinati a essere inglobati dalle unità più grandi, in cambio di promesse di strapuntini elettorali, le motosiluranti di Giovanni Toti e Mara Carfagna, che agitano i marosi già abbastanza tempestosi di Forza Italia.

Le nomine che rileveranno dove vuole andare a parare il sottomarino di Renzi riguardano gli assetti dell’Intelligence, delle grandi aziende pubbliche, delle infrastrutture, l’informazione radiotelevisiva e non, ed il sistema bancario e finanziario.
Per il Movimento 5 Stelle saranno preminenti gli snodi degli assetti tecnologici, dal 5G alla via della seta, alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e della Scuola.
Per il Pd la lettura in controluce delle nomine consentirà di radiografare l’intreccio di poteri delle componenti interne e dei singoli leader.
Nella lunga marcia all’opposizione, per la Lega, in assenza o quasi di sottogoverno, conteranno invece i rapporti di forza a Roma e nelle varie regioni per accaparrarsi il maggior numero di seggi elettorali sicuri nell’ambito del centrodestra.
Tanto che nella Capitale, dove non è affatto scontato che Virgina Raggi completi il mandato, Matteo Salvini ha appena insediato come nuovo proconsole l’ex Sottosegretario al Lavoro Claudio Durignon.

Una nomina destinata, secondo gli esperti naviganti del Tevere e dintorni, ad infrangersi sugli scogli del crescente consenso soprattutto a Roma e nel Lazio di Fratelli d’Italia.
L’unico partito che a dispetto della labile memoria politica degli elettori continua a vantare la coerente condotta durante il marasma della crisi di Ferragosto. Un’accusa esplicita alla Lega e alla scivolata dell’offerta di Matteo Salvini della Presidenza del Consiglio a Luigi Di Maio.