Nomine Vaticane: Vescovi del popolo per non far morire la ChiesaLe regole del discernimento dei gesuiti scritte da Sant’Ignazio di Loyola e le pagine del libro del Cardinale Carlo Maria Martini “ Il vescovo” Torino, Rosenberg & Sellier, 2011. Queste alcune delle principali fonti di ispirazione delle nomine di Cardinali e Vescovi decise da Papa Francesco.
Scelte mirate ad assicurare continuità e coerenza all’azione di radicale rinnovamento della Chiesa avviata da Jorge Mario Bergoglio. Come quelle del nuovo Vicario di Roma, Angelo De Donatis, e del Cardinale Gualtiero Bassetti alla Presidenza della Conferenza Episcopale italiana.
Ai 49 Cardinali elettori creati dall’inizio del Pontificato si aggiungeranno entro il 2018 le porpore che saranno attribuite al Vicario De Donatis, al nuovo Arcivescovo di Milano, che sta per essere nominato, e agli Arcivescovi di Bologna e Palermo, Zuppi e Lorefice, in carica da un paio di anni.
Tre nomine, più quella imminente del successore del Cardinale Scola, che fanno toccare con mano il rapporto diretto fra Chiesa e fedeli che Papa Francesco intende ricreare. L’obiettivo è quello di azzerare le incrostazioni del potere temporale e recuperare la spinta rivoluzionaria originale del Vangelo.
Una scossa che cancella privilegi, modifica tradizioni e che provoca velenose reazioni, ma senza la quale – allarga le braccia Bergoglio – entro un decennio la Chiesa sarebbe letteralmente morta, spazzata via o nel migliore dei casi trasformata in un museo delle cere.
La scelta di De Donatis e quella nel nuovo Presule della Chiesa Ambrosiana, per la quale fra gli altri si fanno i nomi di don Virginio Colmegna, del Vescovo di Novara Giulio Brambilla e del Custode di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, ricalca le indicazioni del gesuita e biblista Cardinal Martini sulle pagine del Vescovo:
“Ricordo che nella mia fanciullezza – scrive lo scomparso Carlo Maria Martini -consideravo il Vescovo qualcuno che stava come in una nicchia nella chiesa per ricevere l’omaggio dei fedeli. In questo scritto vorrei tirarlo giù da quella nicchia e vederlo a contatto con la gente, così come realmente avviene. Intendo esprimere qualcosa che dia una immagine di lui meno vaporosa e ieratica, più viva e senza false pretese: un uomo umile, che vince le durezze con la propria dolcezza, che sa essere discreto, che sa ridere di sé e delle proprie fragilità. Che sa riconoscere i propri errori senza troppe auto-giustificazioni. Dunque anzitutto un uomo vero”