G7 caratterizzato dallo stop and go di Trump
Taormina felix e G7 di successo per Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Canada. Pareggio per il Giappone. Insuccesso senza attenuanti invece per i tedeschi, usciti dal summit col marchio di cattivi, impresso loro dal Presidente americano Donald Trump. Una definizione che in certo qual senso riporta alla memoria le atrocità naziste e che è destinata a creare ulteriori tensioni fra Washington e Berlino.
Il bilancio del G7 presenta partite in attivo, come per l’accordo sul terrorismo, l’Africa ed il compromesso sul commercio, ed altre in forte passivo a cominciare dal black out sul clima e sull’immigrazione.La pagella conclusiva evidenzia la promozione a pieni voti di Paolo Gentiloni, vero dominus e principale mediatore del G7, il 7 del Presidente Francese Emmanuel Macron, talmente preparato da far dimenticare che era all’esordio sulla scena internazionale, il sette più della Premier Inglese Teresa May e il sei e mezzo di Donald Trump giunto a Taormina sulla scia dei successi diplomatici delle precedenti visite in Arabia Saudita, Italia, dal Papa e alla Nato.
Angela Merkel conta comunque di tesaurizzare elettoralmente in Germania la fiera opposizione a Trump.
“Il G7 di Taormina é stato un vertice di compromesso soprattutto ma segna comunque una svolta, quella del confronto diretto e franco fra Europa e Stati Uniti dopo anni di cortine fumogene diplomatiche” sottolinea Arduino Paniccia, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Trieste e analista di strategie militari e geopolitiche
- Ruolo di Trump?
Il summit lascia comunque il segno soprattutto per la presenza del Presidente Donald Trump, il vero protagonista,tanto che il vertice è stato definito ironicamente il 6+1.
- Punti d’accordo?
Quello sull’obiettivo di combattere e sradicare il terrorismo. Qui tutti i capi di stato sono stati concordi e hanno deciso di mettere in comune strutture, mezzi e informazioni ed è stato deciso di implementare la task force antiterrorismo che era già stata definita nel vertice con i paesi arabi della scorsa settimana. Altro notevole punto d’accordo è quello dell’attenzione per l’Africa. Si sono fatti molti passi avanti soprattutto sul mettere al centro degli interessi la soluzione dei problemi africani spesso legati al terrorismo.
- Divergenze recuperabili?
Sul clima e l’immigrazione Trump ha dovuto far vedere ai suoi elettori che non tentennava e che difendeva realmente gli interessi degli Stati Uniti. Ma comunque sul clima non ha rotto gli accordi di Parigi e ha preso tempo. Cosi come non ha portato fino in fondo le proposte relative ai dazi e alla linea protezionistica. Mentre il punto di maggiore dissonanza è stato quello relativo all’immigrazione. Le due concezioni quella europea e quella rappresentata da Trump sono risultate antitetiche. Il Presidente americano evidentemente preferisce i rapporti bilaterali fra stati al multilateralismo.
- Come ne escono i rapporti Europa Usa?
In definitiva il G7 ha ancora una volta evidenziato la forte divisione tra usa e Europa. Il tentativo di mediazione tentato dal Presidente Macron tra le posizioni tedesche e dei burocrati europei e quelle di Trump sostenuto seppur il maniera molto sfumata da canadesi e giapponesi è rimasto sullo sfondo.
- Ma negli Stati Uniti la tenuta al G7 e con la Nato servirà a Trump per riequilibrare le forti difficoltà di inizio mandato?
Negli Usa per il Presidente non tutto è così tranquillo sul problema rapporti con la Russia. E sono possibili ulteriori colpi di scena