Toto nomine all’orizzonte. L’effetto domino del Quirinale ha avviato l’onda lunga degli avvicendamenti e delle alternanze ai vertici di Forze Armate, Magistratura, Polizia e Servizi di Sicurezza.
Il Csm è mobilitato per sostituire i 137 alti magistrati che andranno in pensione entro il 2016: 65 quest’anno, 72 il prossimo.
Più complesso il mosaico degli eventuali rinnovi che potrebbero riguardare Viminale e Dis, il Dipartimento che coordina l’esercizio delle funzioni e l’unitarietà di Aise e Aisi, e le stesse agenzie per la sicurezza estera ed interna.
Direttore del Dis è attualmente l’Ambasciatore Giampiero Massolo, mentre i responsabili dell’Intelligence nazionale ed internazionale sono il Generale Arturo Esposito ed il Prefetto Alberto Manenti.

Alle rispettive scadenza il Capo della Polizia, Prefetto Alessandro Pansa potrebbe subentrare all’Ambasciatore Massolo.
Mentre per il vertice della Polizia sono pronti tre profili.

Riguardano il Prefetto Franco Gabrielli, già Direttore del Sisde ed attuale Capo della Protezione Civile, e due “promesse” del Viminale: i Questori di Milano, Luigi Savina, e dell’Aquila, Vittorio Rizzi.
Per le Forze Armate dopo la nomina del Generale Claudio Graziano a Capo di Stato Maggiore della Difesa , il generale Danilo Errico è il candidato più accreditato per subentrargli alla guida dello Stato Maggiore dell’Esercito.
Nomi e nomine, un intreccio primordiale, e per certi versi anche teologico, fra potere e capacità di governo nato e lievitato con la storia delle religioni e degli Stati.
Tanto che Umberto Eco conclude il romanzo “Nel nome della Rosa” con la citazione latina stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus (“la rosa, che era, ora esiste solo nel nome, noi possediamo soltanto nudi nomi”) che è una variazione di un verso del De contemptu mundi di Bernardo Cluniacense, monaco benedettino del XII secolo.