Kabul odissea in progress. “The biggest eviction”, sarà il più grande sfratto della storia, commentano a Washington a margine del G7 che ha ratificato la scadenza del 31 agosto per il definitivo abbandono dell’Afghanistan da parte degli Stati Uniti e dei paesi della Nato.
Uno “sfratto” che costerà la libertà e probabilmente la vita a un numero indefinito dei circa 20 mila di afgani che si accalcano disperati attorno all’aeroporto di Kabul, da dove si susseguono ininterrottamente i decolli per trasferire nei paesi occidentali quanta più gente possibile.

Nonostante le richieste di Londra, Roma, Berlino, Parigi e delle altre capitali Europe, il presidente americano Joe Biden ha deciso di seguire le raccomandazioni del Pentagono, i cui vertici sarebbero contrari a far slittare oltre la fine di agosto il ritiro da Kabul dove si trovano al momento circa 5 mila soldati statunitensi. Una decisione motivata, più che dalle minacce dei talebani, convitati di pietra della video conferenza del G7, dall’esigenza di scongiurare che il 20simo anniversario dell’11 settembre possa essere turbato, per non dire funestato, da scontri e attentati ad un eventuale contingente di truppe Usa ancora presente all’aeroporto della capitale afghana.

ll Presidente del Consiglio Mario Draghi ha rivolto un appello ai leader del G7: “L’Italia reindirizzerà le risorse che erano destinate alle forze militari afghane verso gli aiuti umanitari. Chiedo a tutti voi di unirvi a questo impegno, compatibilmente con la situazione dei vostri Paesi”.
