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Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

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Rubrica di critica recensioni anticipazioni

I cardini del pensiero Socrate Buddha Confucio Gesù

by Antonino Cangemi

Ogni giorno gli smartphone ci spiano, captano i nostri interessi e le nostre sfere relazionali. Dopotutto, il “Grande Fratello” profetizzato da Orwel in “1984” è già in azione senza che se ne sia abbastanza consapevoli. Ma vi è di più: il mondo virtuale del web è un’insidia per la nostra dimensione umana e per le nostre libere determinazioni. I social ci proiettano in una società dove sempre di più conta il consenso degli altri, vi è un potere malefico e occulto nei like inseguiti ossessivamente.Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

Suscita queste riflessioni inquietanti il romanzo “The human show” di Maggie S. Lorelli, musicista, scrittrice e giornalista, edito in questi giorni da Castelvecchi. Un romanzo distopico in cui la cifra fantastica – che per certi versi rinvia a Philip K. Dick – si coniuga a quella allegorica – che richiama la chiaroveggenza di certi romanzi di Saramago – e nel quale, in un universo dominato dai social, gli uomini vivono sotto rigido controllo condizionati da chi sapientemente e perfidamente gestisce il web.

Psicopotere la mutazione genetica della dittatura
Maggie S. Lorelli

Maggie S. Lorelli, avremmo preferito definire il suo romanzo un romanzo di fantascienza e illuderci che quanto raccontato in pagine di fascinose quanto terrificanti trasfigurazioni allegoriche – la dittatura dei social e la polverizzazione dell’umano – fosse riferito a un futuro del tutto immaginario. E invece quel che si legge in “The Human show” non è fantascienza. Perché non lo è?

Non lo è perché la trasfigurazione degli uomini in esseri virtuali è già in atto da tempo. La migrazione in una dimensione virtuale, che comporta la connessione alla rete per buona parte delle nostre giornate, modifica necessariamente i nostri schemi di pensiero e le nostre modalità di comportamento, con conseguenze ineluttabili nelle relazioni umane. Il mondo che descrivo, fatto di un’élite di persone che scelgono di esporsi, di dettare le regole di comportamento e gli stili di comunicazione – mi riferisco in particolare all’Olimpo degli influencer – e, d’altra parte, l’esercito dei follower che recepiscono il più delle volte passivamente queste schegge di felicità fatua, è già qui, siamo noi, e per quanto possiamo carcare di eluderlo, ne siamo tutti in qualche maniera condizionati. Questi meccanismi, a mio parere, ci de-umanizzano, nel senso che, in nome di un’autoaffermazione personale, ossessionati dallo psicopotere del consenso, perdiamo l’autenticità e la capacità di essere noi stessi al di là del giudizio e dell’approvazione degli altri. Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

Leggendo il suo romanzo, non sfugge l’allarme sui sistemi di convivenza che la scienza della politica ci offre. Quanto la democrazia è minacciata dai social, quanto la limita oggi e quanto potrà limitarla domani?

Io trovo che i social siano strumenti di democrazia, in quando danno parola a tutti, in questo senso strumenti potenzialmente illimitati di pluralismo, pietra angolare della democrazia, come affermò la Consulta italiana sin dal 1965. I social sono il Sesto Potere, in riferimento al pensiero di Zigmunt Bauman riguardo al controllo costante esercitato su di noi anche attraverso la rete. Il problema è che quella della rete rappresenta una comunità a sé stante che, benché appaia interessata e partecipe alle vicende politiche della nazione, in realtà spesso si limita a esternare in maniera plateale quanto vana il suo dissenso nei confronti dell’operato dei governanti, ma non è propositiva e non riesce ad aggregare la propria potenzialità comunicativa in una serie di idee o iniziative che possano essere determinanti e avere un’effettiva azione di condizionamento sui comportamenti politici e sui processi decisionali. Potrebbe essere un’agorà pulsante, ma è un insieme di enclaves incomunicanti. Nel libro li ho definiti alveari, gabbie chiuse. Spesso sono gabbie mentali di cui siamo prigionieri. E così accade che, in questo open space globale, siamo tutti molto più soli.Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

Uno dei protagonisti del suo romanzo è Filippo Pace, un ex libraio che non si arrende dinanzi alla trasformazione della sua libreria in un Luna Park del gioco d’azzardo. Anche qui l’eco della grande letteratura, “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury. Quanto sono importanti i libri nel contrastare la tirannia del web e dei social in particolare?

Io credo che sia molto importante, ma per un fatto anagrafico appartengo a una delle ultime generazioni di lettori. È risaputo che i giovani leggono sempre meno, preferendo appunto fruire più velocemente i contenuti della rete. Di fronte a questa evidenza, mi faccio spesso una domanda: se molti di noi hanno assorbito i valori che sono il faro dei comportamenti dai grandi classici, i giovani da quali fonti traggono i loro valori? Tuttavia non resisto al cambiamento, e immagino nuove forme di comunicazione verbale, più smart e fruibili online, per esempio attraverso i blog o i podcast. La parola è la peculiarità dell’essere umano, non voglio pensare che possa perire, anche se constato che il linguaggio si impoverisce sempre di più, e questo è un chiaro sintomo che si impoverisce, per proprietà transitiva, anche il pensiero. L’ex librario Filippo testimonia proprio di un’epoca che volge al termine, in cui le librerie, crocevia di idee e di discussioni fra lettori, si trasformano in supermercati che, per sopravvivere, sono costrette a vendere altri beni di facile consumo, oppure prima o poi a chiudere. 

Nel suo romanzo una storia d’amore, quella tra Filippo Pace e Marya. L’amore è l’ultimo baluardo in una società spogliata d’umanità?

Filippo e Marya appartengono l’uno al mondo degli umani che vivono in città desertiche e abbandonate a se stesse, degradate, terreno di scontri e violenze fra disperati, e l’altra al mondo dei falsi dei, i byo che vivono nella dimensione virtuale, chiusi in celle disadorne come prigioni e passano le giornate a proiettare fantasie mirabolanti di cui si nutrono folle di umani frustrati. Il grande defunto della nostra epoca narcisistica è l’amore, che tuttavia rimane una forza potentissima, capace di abbattere persino le barriere della comunicazione virtuale. Chi è incline ad amare non può cedere alle lusinghe di quel lago di Narciso che è la rete, così i miei due protagonisti riusciranno a incontrarsi, ma non avranno vita facile. Sì, penso che l’amore ci potrà salvare, e più ancora l’empatia, che nelle relazioni virtuali è difficilmente praticabile perché implica intimità e autenticità, mentre in rete siamo maschere di noi stessi. Alias, come li ho definiti nel libro.Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

Che ruolo hanno le donne (quella di Marya è una figura di rilievo) nella resistenza dell’umano al virtuale?

Alle donne affido, nel libro, ogni speranza, proprio in virtù della loro spiccata intelligenza emotiva. Paradossalmente, la mia protagonista riesce a superare tutte le fasi del test di accesso alla dimensione virtuale, che implicano una rinuncia volontaria alle emozioni. Le donne possono dissimulare, ma non riescono mai a tradire veramente la propria natura, incline all’amore inteso in senso lato di comprensione, accoglimento, accudimento e accettazione dell’altro. Alle donne spetta, in quest’epoca, il compito di sovvertire un impianto patriarcale della società e ristabilire un’impostazione gilanica, fondata sull’uguaglianza e la cooperazione fra i sessi e caratterizzata dalla sostanziale assenza di gerarchia e autorità centralizzata. Un compito arduo non per mancanza di forza e capacità, ma per resistenza da parte degli uomini a cedere terreno e ad accettare l’affermazione del femminile. C’è da chiedersi perché ne abbiano così tanta paura.

Il libro sarà presentato a Palermo il 24 agosto al Mondadori Point di via Stabile e, a seguire, ci saranno altri appuntamenti siciliani. Perché ha scelto la Sicilia come una della prime tappe per promuovere il libro?

Ho programmato un book tour che attraverserà tutta l’Italia e farà delle tappe anche all’estero, quindi, poiché sono stata invitata dal giornalista Marco Sammito a partecipare col mio libro alla rassegna Autori&Libri a Sampieri, in provincia di Ragusa, la terra di Montalbano, ha deciso di partire dal sud per poi risalire lo stivale. È bene sempre partire dal basso, per usare una metafora.Psicopotere la mutazione genetica della dittatura

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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