Libia: analisi di Arduino Paniccia sulle prospettive della missione navale
Il mare più infido per la missione navale italiana lungo le coste della Libia è quello popolato dagli squali e dai predoni della guerra civile senza esclusione di colpi che si combatte dietro le dune dell’entroterra di Tripoli, Misurata, Sirte, Bengasi e Tobruk.
Scontri tribali che semplicemente ignorano il tanto sbandierato controllo del territorio tanto da parte del Generalissimo Khalifa Haftar, quanto soprattutto dall’asfittico Governo di coalizione presieduto dal Premier Fayez al-Sarraj e riconosciuto dalla Nazioni Unite.
“ Visto che una vera e propria operazione militare allo stato attuale è impossibile, la missione navale ha determinato l’assunzione di una posizione finalmente chiara e rigorosa nei confronti delle Organizzazioni non governative ed ha costretto la marina libica a intervenire per iniziare a stoppare il vergognoso traffico di umani” afferma il Prof. Arduino Paniccia, docente di Relazioni Internazionali all’Università di Trieste e analista di strategie militari e geopolitiche.
- La Marina Libica batte un colpo?
Metterei subito in evidenza che dopo l’avvio del pattugliamento delle unità della Marina Militare Italiana, per la prima volta, quanto meno per le dimensioni, le unità navali della Libia si sono finalmente decise a fermare nel corso di due diverse operazioni oltre ottocento migranti. E’ una significativa inversione di tendenza che senza la nostra presenza non sarebbe certamente avvenuta
- E l’onnipresenza delle Ong?
Per quanto concerne il rapporto con le Ong non si puo che essere d’accordo con il Ministro dell’Interno Minniti. Le organizzazioni devono a questo punto scegliere da che parte stare. Non è ammissibile che rifiutino la presenza a bordo di funzionari di polizia giudiziaria, e soprattutto che possano essere in combutta con gli scafisti trafficanti di esseri umani, Nessuno è al di sopra della legge, neanche le Ong a qualsiasi nazionalità appartengano.
- Ruolo della Russia?
Putin vuole organizzare una conferenza tra le varie fazioni libiche e in particolare tra Haftar e i rappresentanti del governo di Serraj. Conferenza che potrebbe avere luogo a Mosca o a Grosny ,in Cecenia. Questo è l ‘ulteriore conferma che la trattativa anche con la Cirenaica ,come hanno evidenziato gli interventi del Presidente francese Macron, riveste una importanza strategica, ripeto: s t r a t e g i c a ! Naturalmente non si può lasciare che sia solo la Russia oggi a mediare tutte le vicende del Mediterraneo. Se L’ Europa dorme l’Italia non deve e non può farlo.
- Strategia da seguire?
Non possiamo lasciare tutto nelle mani di Haftar supportato da Macron, Putin e dal Presidente egiziano Al Sisi. La nostra decisione di sostenerlo con la missione-come era facile prevedere- lo ha fortemente indebolito. Deve ora ancora una volta blandire il suo nemico interno Al Majbari, al quale potrebbero aggregarsi i capi delle tribù dell’ Ovest segnando la fine del governo Serraj. Non possiamo avere le potenze che puntano tutto su Haftar che sta per essere rifornito di armamenti e noi continuare a minimizzare. Non dobbiamo sottovalutare che la missione non deve trasformarsi in un fallimento per tutti e quindi va supportata molto da un abile lavoro diplomatico a 360 gradi.
- E nell’immediato?
Dobbiamo fare tutto il possibile per rendere la missione italiana meno legata alla sola figura di Serraj e ai tripolini, che sono sempre in un duplice ambiguo ruolo. In Libia si estrae circa il 40% di tutto il petrolio africano. E’ arrivato il momento di una mettere in atto una politica che sostituisca accordi a scontri.