Sulle possibili alleanze di Renzi e Berlusconi e gli scenari del dopo politiche pubblichiamo l’intervista rilasciata da Marzio Breda
Acrobazie dialettiche ed effetti speciali, ma anche colpi bassi, in crescendo per le ultime tre settimane di campagna elettorale. Il campo di battaglia si sposta repentinamente dal fisco alla disoccupazione, dall’immigrazione alla stabilità.
Un ring mediatico e purtroppo, come a Macerata, spesso reale, dal quale cause ed effetti degli interventi più violenti e scorretti vengono scaricati sugli elettori.
“Sui partiti incombe essenzialmente il rischio di ingovernabilità, come evidenzia la frase di Renzi: “Sto con Berlusconi. Se non c’è la maggioranza si torna al voto”. E’ un modo da parte di entrambi per seminare una nuova paura: che l’Italia possa avere davanti una stagione elettorale infinita, con voto magari in autunno” spiega Marzio Breda, Quirinalista ed editorialista del Corriere della Sera.
- L’ implicita apertura di Renzi al Cavaliere e alle larghe intese è un modo di mettere le mani avanti?
”Sì è l’ennesima richiesta di un “voto utile”, a danno delle formazioni minori i cui consensi porterebbero soltanto a una dispersione non produttiva. Questa la tesi di Renzi e Berlusconi per un’ultima chiamata a raccolta dell’elettorato”.
- Che andamento sta avendo la campagna elettorale?
“L’andamento è quello che già un anno fa, all’epoca del referendum costituzionale, si poteva prevedere. Un incanaglimento di tutti contro tutti, più feroce e senza esclusione di colpi di altre stagioni politiche del passato. In particolare la battaglia è contro il Movimento 5 Stelle, considerato da molti sondaggi l’antagonista più forte e quindi da battere, e contro la Lega, altra formazione in grande ascesa. C’è poi stato, finora, il delirio delle promesse irrealizzabili, in cui si sono esercitati tutti i partiti, senza tenere in alcun conto le raccomandazioni di segno opposto lanciate dal Capo dello Stato. Per fortuna sembra che, da tanti indicatori, i cittadini abbiano capito il giochetto ingannatorio”.
- Che altri colpi di scena sono prevedibili prima del 4 marzo?
“Nelle prossime settimane vedremo qualche altro fuoco d’artificio, legato magari a fatti di cronaca com’è accaduto per gli eventi di Macerata. Dal 5 marzo, comunque, cominceranno i veri riposizionamenti in vista della costruzione di un’alleanza di Governo.”
“Ancora oggi lo scenario ritenuto più probabile, tenendo conto di quel che dicono i sondaggi, è quello di un’intesa tra il Pd di Matteo Renzi, con i suoi cespugli, ed il fronte berlusconiano, senza la Lega e Fratelli d’Italia. Posto che abbiano i numeri sufficienti, naturalmente. Il che non è affatto detto. Altrimenti, nell’ipotesi di una forte affermazione dei 5 Stelle, potrebbe toccare a Di Maio un mandato esplorativo per verificare la praticabilità di una maggioranza di segno politico diverso…Ma è un’ipotesi estrema”
- Per i leader perdenti che prospettive politiche si aprirebbero… ?
“Secondo la logica dovrebbero farsi da parte e uscire di scena. Il che, nelle esperienze che abbiamo vissuto in Italia, non è affatto detto. Renzi, ad esempio, non lo sentirà mai personalmente il bisogno di farlo: basta vedere quanto ha “sofferto” per aver ceduto il posto a Gentiloni ed essere rimasto fuori da Palazzo Chigi nell’ultimo anno. Quanto a Di Maio lui , e il Movimento 5 Stelle, sono ancora un enigma insondabile per azzardare quali ricadute avrebbe un flop che nessuno adesso immagina. E lo stesso vale, con le dovute differenze di profilo personale e di numeri alle urne, per Grasso e il gruppo di Liberi e Uguali”.
- Il Quirinale è già intervenuto varie volte per stemperare le tensioni. Sintomo di preoccupazione?
“Certo. Il Presidente si è fatto sentire, e non solo per dovere d’ufficio, nello sforzo di far imboccare al confronto fra i partiti un percorso più civile. Non ci sta riuscendo, e non per colpa sua, come dimostra l’isteria politica scattata dopo il delitto e la folle “caccia al nero” di Macerata. Il risultato – provvisorio – è che l’immigrazione è divenuta un cardine rugginoso della campagna elettorale e che tutti ora invocano nuove regole. Anche quelli che l’immigrazione non l’hanno mai saputa governare decentemente”.
- Ruolo di garanzia del Colle?
“Il Quirinale non intende ulteriormente intervenire fino al 4 marzo. E anche dopo quel giorno aspetterà di vedere le prime mosse dei partiti e l’insediamento delle nuove Camere, prima di aprire le consultazioni ufficiali. Ciò significa qualche settimana di riflessione per tutti. A quel punto avrà a disposizione tutto il ventaglio offertogli dalla prassi costituzionale. Compreso il varo di un cosiddetto governo del presidente anche se, come ha precisato di recente Giorgio Napolitano, si dovrebbe sempre parlare di governi parlamentari e basta perché è il parlamento che li fa nascere.”