Sull‘ “effetto ponte” che distoglie dall’urgenza di una svolta per risolvere l’insostenibiltà della situazione dei trasporti pubblichiamo l’intervista rilasciata da Marco Ponti
Ottimo propulsore per i titoli di prima pagina e gli articoli dei quotidiani, il Ponte di Messina, da solo, non risolve la situazione al limite del collasso dei trasporti nell’Isola.
L’analisi costi benifici delineata dai maggiori esperti nazionali del settore nel recente convegno ”Per una svolta dei trasporti “ promosso dal Centro Studi New Media all’auditorium della Rai di Palermo, ha evidenziato la forte sperequazione dei finanziamenti pubblici destinati ad una rete ferroviaria regionale complessivamente antiquata e lenta, rispetto ai corrispettivi lesinati alle autolinee che assicurano gli unici collegamenti capillari fra tutti i comuni siciliani.
Le cifre rivelano più delle parole: attualmente si spendono 1 euro al Km/autobus per ogni 30 viaggiatori trasportati e 13 euro km/treno per ogni 90 viaggiatori trasportati. Sui treni ogni passeggero costa cioè alle casse pubbliche 4 volte di più.
Sulla base dei dati emersi dal convegno di Palermo il contratto di servizio fra Regione e ferrovie, attualmente all’esame della Giunta di Governo, scaricherebbe in pratica alla Regione i costi dell’inefficienza ferroviaria, prima sostenuti dallo Stato.
Eppure basta evocare il ponte e la rovente polemica elettorale, come sottolinea il proverbio cinese, si sofferma solo sul dito che indica la luna. Sul ponte incombe anche l’incertezza sul ruolo delle Ferrovie che pure hanno prefigurato l’alta velocità da Napoli a Palermo e Catania. Da che parte stanno? Ne sollecitano la realizzazione o restano sulla sponda calabra? “In privato l’allora Ad Moretti mi espresse una netta contrarietà “ rivela Marco Ponti, professore emerito del Politecnico di Milano e uno dei massimi esperti del settore che ha partecipato al convegno di Palermo. A parte le considerazioni sugli appalti, che sfuggirebbero al controllo delle Ferrovie, per i treni infatti l’attraversamento del ponte comporterebbe il rischio dell’effetto cuspide, cioè dell’innalzamento dei binari determinato dalla flessibilità delle strutture. “L’attuale amministratore di Rfi Mazzoncini sarebbe invece disponibile, basta irrigidire l’intera struttura, del ponte, aumentandone però di molto i costi “ spiega Marco Ponti.
- Professore, il ponte di Messina è utile o no?
“Per stabilirlo con esattezza è essenziale calcolare costi e benefici in base ai parametri internazionali. Il vero problema sono le valutazioni, non le dimensioni dell’opera”
- Spesso si evoca un piano Marshall per i trasporti siciliani, ma in concreto da dove dovrebbe cominciare e cosa dovrebbe prevedere un piano di interventi straordinari ?
“La priorità è la crescita economica della Sicilia. Per stabilire da dove cominciare e come procedere, occorrerebbe parlare con gli industriali e gli operatori economici siciliani e vedere cosa sarebbe più funzionale per loro. Un’altra possibilità concreta è trasferire alla Regione risorse “in solido”, in modo da aprire un dibattito democratico su quali settori via via destinarle, altrimenti se arrivano dal centro con già la destinazione, c’è il rischio che l’unico obiettivo diventi quello di massimizzare i trasferimenti e non di razionalizzare la spesa”.
- Perché, come ha recentemente ribadito, la “cura del ferro” è sbagliata ?
“Le ferrovie assorbono un fiume di soldi pubblici in sussidi, mentre la strada tra tasse sui carburanti e pedaggi genera moltissime risorse per lo Stato. Inoltre tutto il dirompente progresso tecnico che si annuncia nei trasporti, guida automatica, veicoli sicuri e non inquinanti, avverrà per il modo stradale. Stiamo spendendo una montagna di preziosi soldi pubblici in ferrovie, mente il progresso tecnico mondiale si muove anzi corre sulle strade
- Che scenari si potrebbero determinare per le infrastrutture con un ipotetico governo M5S ?
“Dei grillini, più che l’ostilità nei confronti delle grandi opere, deve preoccupare l’estremismo ambientalista. Per esempio si propongono di tagliare i sussidi ai combustibili fossili, dimenticando che abbiamo le tasse sulla benzina più alte d’Europa, le tariffe dei trasporti più basse e un’infinità di treni che ciononostante viaggiano vuoti.”