Regioni da resettare o la riforma rischia di abortire. Una mina vagante incrocia la rotta della riforma costituzionale in dirittura d’arrivo al Senato: la disomogeneità e la non contemporaneità dei sistemi elettorali delle Regioni. Per disinnescare il rischio che la riforma del bicameralismo venga vanificata non resta che una soluzione: il contestuale scioglimento dei consigli regionali.
Fra Montecitorio e Palazzo Madama lo chiamano il lodo Lauricella, dal nome del Costituzionalista e deputato del Pd Giuseppe Lauricella, che ha proposto l’unica via d’uscita ritenuta finora praticabile per scongiurare l’empasse costituzionale.
“La soluzione cercata dalla minoranza PD e concessa dal governo sulla norma transitoria della riforma costituzionale – osserva l’On. Giuseppe Lauricella -non servirà a dare subito un sistema coerente e con senatori scelti dagli elettori per quella funzione.”
In pratica la soluzione offre soltanto tempi certi per l’approvazione della legge dello Stato che disciplinerà il sistema di elezione e delle leggi regionali che dovranno recepirlo. Ma non avrà effetti veri se non fra cinque anni almeno, quando tutte le regioni, intanto e in tempi diversi, saranno andate ad elezioni.
“Pertanto, l’unica vera e coerente soluzione – spiega Lauricella – sarebbe stata quella di prevedere che, in sede di prima applicazione, al momento dello scioglimento delle Camere, vadano contestualmente sciolti tutti i consigli regionali. In tal modo i consigli verrebbero rinnovati applicando il sistema che verrà previsto dalla legge ordinaria ai sensi dell’articolo 122 della Costituzione e dell’articolo 2 della riforma, come modificato dal Senato. D’altra parte – motiva l’On. Lauricella –stiamo modificando l’intero sistema parlamentare e ciò giustificherebbe la eccezionalità della soluzione.”