Pubblichiamo l’intervista rilasciata dall’editorialista Peppino Caldarola al Giornale di Sicilia
No della Consulta al Jobs Act: per la Cigl storica sconfitta
La netta bocciatura della Corte Costituzionale rimbomba nelle stanze della segreteria generale della Cgil. Un tonfo che, per quanto preventivato, isola e scuote il primo sindacato dei lavoratori del Paese. “La Cgil ha tentato il cosiddetto colpaccio ed incassa invece una confitta storica che chiude un’epoca” commenta l’editorialista ed ex Direttore dell’Unità Peppino Caldarola.
- La decisione della Consulta lascia intravedere anche i vincitori della sfida del mancato referendum?
Era probabilmente un errore la proposta di referendum sull’articolo18 che estendeva la protezione dello stesso articolo alle aziende con cinque dipendenti, configurando così un referendum propositivo che la Corte ha ritenuto inammissibile. Con questa decisione l’articolo 18 va nel dimenticatoio.
Resta l’amarezza di una battaglia dal valore altamente simbolico più che concreto che termina perché giuridicamente improponibile. Forse i promotori di referendum, e in questo caso i sindacati, dovranno nel futuro tenere conto della giurisprudenza della corte oltre che dei limiti che ha l’istituto referendario che in Italia non deve essere propositivo.
- Effetti diretti e indiretti sugli scenari politici?
L’effetto diretto è il depotenziamento dell’appuntamento referensdario di cui l’articolo 18 era il simbolo. Gli altri duequesiti sono di diverso impatto. I vaucher sono un mezzo di pagamento del lavoro precario che ha molti detrattori ma anche molti sostenitori.
Non ha giovato alla Cgil che un suo sindacato, lo Spi, li abbia usati. Non sappiamo quindi come reagiranno gli elettori. Penso che potrebbe rivelarsi un motivo di non voto, cioè favorire l’astensionismo.
- E se il Govermo modifica la normativa e rende vano anche il referendum sui vaucher e sulle corresponsabilità ?
Quello della corresponsabilità di ditta appaltante e appaltatrice è serio, ma poco noto. I vaucher furono una invenzione del povero Marco Biagi che pensò in quel modo, con un salario pre-determinato e i pagamenti dei contributi, di sottrarre al lavoro nero e al super-sfruttamento alcune categorie di lavoratori, ad esempio tutti coloro che danno assistenza.
Negli anni successivi è diventato salario per quasi ogni tipo di lavoro. Siamo passati dal vaucher che faceva emergere il lavoro nero ai milioni di vaucher che nascondevano il lavoro vero facendolo diventare nero.
- Legge elettorale in discesa o in salita?
Ferma ai blocchi di partenza. La proposta del mattarellum, avanzata dal Pd, non ha fatto passi avanti. Tutti sembrano convinti che alla fine prevarrà un proporzionale rivisitato che può venire incontro ai singoli partiti che potranno essere liberi di allearsi e formare un governo dopo il voto, evitando coalizioni imbarazzanti. Persino Grillo potrà preferire andare da solo e poi proporre l’alleanza a Salvini e Meloni mentre Berlusconi potrebbe fare lo stesso con Renzi.
Tutti a questo punto sperano che la Corte Costituzionale tolga le castagne dal fuoco cancellando le parti più maggioritarie dell’italicum, predisponendo una serie di correzioni che messe assieme potrebbero dar vita ad una vera legge auto-propositiva. A quel punto il Parlamento in poche sedute potrebbe fare ciò che verrà chiesto dalla Corte. In attesa di quel momento le forze politiche mi sembrano bloccate.
- Sintomi di crepe fra leadership Pd e Palazzo Chigi?
Non credo vi siano divergenze serie fra Renzi e Gentiloni. L’attuale premier appare molto leale col suo predecessore. Del resto la vicenda, conclusasi positivamente, del suo lieve malore rende anche possibile che il pivot del governo non abbia la forza per sfidare chi lo ha messo in sella, se davvero gliene venisse la voglia.
Quindi all’appuntamento elettorale anticipato si oppongono solo alcune date internazionali, come quella dell’incontro di Taormina, e la volontà del Capo dello Stato di dar il via ai comizi elettorali solo se la legislazione elettorale non sarà abborracciata.
- Riforme possibili per il Governo Gentiloni da portare a termine entro la fine naturale della legislatura?
Le forze politiche non sono mai state così divise, anche al loro interno, e difficilmente daranno il via a riforme significative. Quello che possiamo aspettarci da Gentiloni é una seria manutenzione politica del presente.
E’ evidente però che questo ragionamento in qualunque momento può cozzare con le eventuali emergenze. In questi giorni la storia dello spionaggio cibernetico ha rivelato falle nel sistema della sicurezza. Nei prossimi mesi il governo dovrà procedere alle nomine di tutte le partecipate pubbliche.
Sono materie divisive. Gentiloni potrà scegliere la strada di contrattare solo con Renzi oppure cercare più ampie convergenze. Sarebbe utile se ascoltasse non solo il segretario del suo partito. Insomma l’Italia di oggi potrebbe essere vicina al big bang oppure scoprire che una navigazione lungo la costa sia la cosa migliore da fare. Il carattere di Gentiloni, schivo e discreto, non aiuta a capire quel che farà.