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Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta. Storie di vita e vicende vissuteSalvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

by Maria Concetta Di Spigno*

Nel dibattito surreale, che ha preso forma a proposito della riapertura della scuola a settembre, provo a suggerire qualche ipotesi a beneficio della Ministra e degli organi cui spetta l’onere di assumere nell’immediato le decisioni.

Inizierei con alcune premesse che, note agli addetti ai lavori, possono orientare l’opinione di chi è esterno al mondo della scuola.Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

  • La scuola è relazione, quindi è giusto dire che il gruppo classe sia mantenuto;

  • Il gruppo classe deve continuare l’attività didattica con gli insegnanti del proprio Consiglio di Classe;

  • ogni scuola nei mesi di febbraio-marzo prevede la consistenza del proprio organico per il successivo anno scolastico (numero degli studenti, suddivisi per classi, numero dei docenti rapportati al numero delle classi, tenendo presente il numero delle aule a propria disposizione in ogni plesso scolastico);Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

  • negli ultimi 15-20 anni, in forza di un criterio di risparmio, il numero degli studenti per classe è cresciuto fino ad arrivare ad un massimo di 28, salvo non rare eccezioni di eccedenza fino a 30 in presenza negli istituti superiori;

  • l’orario di insegnamento settimanale è, per i docenti della scuola primaria, di 22 ore in classe + 2 aggiuntive per programmazione comune e di 18 ore per i docenti della scuola superiore di primo e di secondo grado;

  • grazie all’impegno di tutti gli operatori della scuola (dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, docenti, personale ATA), spesso supportati dalle famiglie e dagli studenti, sono stati utilizzati i ridotti fondi assegnati ad ogni scuola per migliorare le strutture e dotare le aule di supporti informatici (LIM, proiettori, WiFi) e per rendere sempre più efficace la didattica anche utilizzando la tecnologia;Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

  • la cosiddetta autonomia scolastica, alla quale spesso si rimanda, è più presunta che reale: chi decide l’organico di ogni scuola non sono i dirigenti scolastici (informati i relativi Consigli d’Istituto), ma gli Uffici scolastici provinciali, in base alle direttive ministeriali. Ciò significa che non si possono aumentare il numero di studenti e le relative classi (anche se c’è la richiesta di nuove iscrizioni da parte delle famiglie) né, di conseguenza, il numero dei docenti, se non si è autorizzati dall’alto; né, anche ammesso che ci sia la possibilità di avere aule a disposizione, formare nuove classi perché ciò comporterebbe comunque un aggravio di spesa non autorizzato sul bilancio ministeriale. L’autonomia, ovviamente, funziona nell’organizzazione interna, nelle scelte didattiche, nel lavoro dei docenti, nella progettazione, nella ricerca anche di finanziamenti diretti, ma sempre all’interno dei parametri prefissati in base all’organico.Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

E’ in base a questi elementi che si deve aprire il dibattito sulle modalità di riapertura che devono rispettare alcuni criteri di prevenzione sanitaria, primo fra tutti il distanziamento.

Discutere su sabato lavorativo, utilizzo di locali diversi dalle aule scolastiche (musei, biblioteche…), doppi turni significa perdere di vista le premesse essenziali:  in primo luogo perché lo svolgimento delle lezioni articolate in doppi turni implica il raddoppio del personale docente e la perdita della continuità didattica per uno dei gruppi in cui viene divisa la classe;  in secondo luogo perché si perderebbe in ogni caso l’unità del gruppo classe.

Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla
Ministero Istruzione

Quali criteri si dovrebbero tener presenti?

  1. Nella formazione delle classi iniziali di ogni ciclo di studi prevedere un numero di alunni compatibile con lo spazio delle aule a disposizione. Quindi se in un’aula, tenendo conto del distanziamento, possono entrare 20 alunni, non prevederne di più e considerare il numero dei docenti e delle aule parametrato al numero dei nuovi gruppi-classi;Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

  2. Per i gruppi classe già formati, quindi dalla seconda in poi, che non si vogliono e non si possono dividere (tranne casi particolari, ad esempio nella scelta delle opzioni d’indirizzo al termine del biennio superiore), l’unica possibile soluzione è articolare il gruppo in due unità, tenendo conto della capienza delle aule esistenti nella scuola e svolgere una settimana la didattica in presenza con il numero di studenti consentito, lavorando in contemporanea con i restanti a distanza (ad esempio: gruppo classe di 25 studenti; capienza delle aule per il distanziamento di 18; la prima settimana in presenza ci sono i primi 18 dell’elenco alfabetico, mentre 7 fanno lezione, con i propri insegnanti e compagni di classe a distanza nelle proprie case o, ancora meglio, in locali eventualmente messi a disposizione dalle strutture territoriali e con la presenza di un coordinatore individuato dalla scuola; la settimana successiva altri 7 dell’elenco lavorano a distanza e gli altri in presenza, in modo che tutti abbiano la possibilità di svolgere la maggior parte del tempo a scuola e qualche giorno a distanza. In questo modo si garantirebbe a tutti: 1) il rapporto con i compagni e gli insegnanti 2) il rispetto del normale orario delle lezioni, senza riduzione oraria e senza doppi turni 3) la continuità didattica del gruppo classe con i propri docenti 4) l’avvio quasi normale dell’anno scolastico 5) la certezza per le famiglie e gli studenti che il diritto allo studio venga assicurato e che l’interazione tra studenti e con i docenti venga mantenuta, senza doversi preoccupare di complesse organizzazioni familiari.

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    Maria Concetta Di Spigno

Naturalmente questa proposta potrebbe funzionare per la scuola superiore, mentre per la primaria sarebbero necessari adeguate strutture e personale per l’assistenza dei bambini temporaneamente non in classe, ma non si creerebbero situazioni di disagio eccessivo per le famiglie.Salvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

L’eventuale adozione di suddivisioni o raggruppamenti per gruppi di livello, pure ventilati tra le varie proposte, non risponderebbe invece, secondo me, al criterio del mantenimento del gruppo classe né al rispetto della fondamentale esigenza didattica: condividere le esperienze di studio, mettendo in comune le proprie conoscenze e stimolando la crescita di ciascuno attraverso il confronto con i propri compagni e i docenti, in un clima di reciproca fiducia.

*Dirigente scolastica in quiescenzaSalvare la scuola è possibile basta conoscerla e amarla

 

maggiemusic@gmail.comLa disastrosa situazione in cui versa la scuola rappresenta un enorme rischio per il futuro prossimo della democrazia in Italia.  Da troppi anni infatti la scuola non è più protagonista, o peggio è suo malgrado del tutto estranea, alla tumultuosa espansione cyber tecnologica della società. L’evoluzione della scienza cioè è culturalmente sempre meno condivisa dalle nuove generazioni. Una condizione ormai prossima all’inversione dello storico rapporto complementare  della condivisione dei valori fra sviluppo della scienza e rafforzamento della democrazia. Senza l’essenziale effetto culturale e formativo della scuola, la democrazia diventa ostaggio dell’ignoranza e della negazione dei diritti fondamentali dell’uomo. Semplicemente non è più democrazia. Ed è davvero impressionante constatare il balbettio governativo sulla scuola. Un balbettio inconcludente che trascina Paese sull’orlo di un baratro irrimediabile!  

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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