La Sex Economy raggiunge, secondo stime per difetto, un fatturato annuo di 100 miliardi di dollari. Il business a luci rosse dell’industria del porno comprende non soltanto la classica prostituzione e i più recenti circuiti di camgirl, cioè le ragazze che si esibiscono in spettacoli erotici o pornografici e raggiungono i propri clienti attraverso una webcam collegata a Internet, ma anche il mercato dei sex toys e le cripto valute a luci rosse.
Soltanto l’indotto della prostituzione si stima, ad esempio, che superi un giro d’affari di 5 miliardi di euro, mentre le escort “top class” possono arrivare a guadagnare dai 10 ai 15 mila euro al mese, senza contare tutti gli eventuali extra.
Le difficoltà economiche e la velocità della rete hanno determinato l’esplosione del fenomeno delle “camgirl” cioé delle migliaia di donne, per la maggior parte studentesse, che trascorrono circa 6 ore al giorno davanti ad una webcam, per un guadagno che può superare i 2 mila euro al mese.
La rete ed i social network hanno dato ulteriore impulso alla rapidissima evoluzione dell’industria del porno con i siti web che occupano ben il 12% della rete, per un valore di mercato di oltre 100 miliardi di dollari l’anno. Parallelamente continua a crescere l’industria dei sex toys, che vale oltre 20 miliardi di dollari in tutto il mondo e che annovera le donne tra i maggiori acquirenti.
Il mercato dei gadget del sesso va a gonfie vele, tanto nei sexy shop quanto in rete, dove, tra l’atro è possibile fare acquisti in forma anonima attraverso i Titcoin, criptovaluta peer-to-peer, progettata ed immessa sul mercato del business a luci rosse nel 2014 per garantire la privacy degli acquirenti.
Il Titcoin ha già raggiunto una capitalizzazione di mercato di circa 1 milione e 200 mila euro. In circolazione ci sono 45 milioni di coins, con un valore pari a 0.027 euro per singolo coin. Valore che, nell’ultimo anno, è cresciuto vertiginosamente.
Accanto a tutte queste voci di bilancio, non bisogna dimenticare quella costituita dai siti di incontro, che fino a pochi anni fa non esistevano e che ora, soltanto negli Stati Uniti, valgono oltre 2,2 miliardi di dollari di fatturato, con una crescita di 100 milioni di dollari l’anno.
Ma nonostante tutti i cyber controlli di sicurezza, parallelamente al boom del porno sul web, proliferano anche tutta una serie di nuove e spesso inedite fattispecie di reato, come sextortion, revenge porn, slut shaming, che implicano ricatti ed estorsioni a sfondo sessuale.
Un’emergenza aggravata dalla carenza o, peggio, dall’ assenza nell’ordinamento giudiziario della specifica fattispecie di reato del “revenge porn”, la vendetta porno, ossia la condivisione via internet di immagini o video intimi come vendetta nei confronti di un ex partner.