Sui black out che incombono sulla Sicilia pubblichiamo l’intervista rilasciata al Giornale di Sicilia dal Prof. Giovanni Tesoriere


Sicilia sull’orlo di un corto circuito economico. A mettere ulteriormente in crisi le prospettive di sviluppo dell’Isola, già ridimensionate dal rapporto Svimez, si è aggiunto anche il rischio di collasso della rete di trasporto dell’energia elettrica che, come le reti ferroviarie, stradali e portuali, non riesce a stare al passo con le crescenti esigenze del turismo, dell’import-export e della mobilità.
Il blocco, dopo più di un decennio di concertazione, del nuovo Elettrodotto 380 kV Chiaramonte Gulfi – Ciminna per “carenze di motivazioni alle autorizzazioni di valutazione di impatto ambientale”, sancito dal Consiglio di Stato, allunga ulteriormente di svariati anni i tempi per rendere efficiente la rete infrastrutturale regionale ed eliminare tutte quelle micro interruzioni di energia elettrica, dovute a una rete di trasmissione obsoleta, che quotidianamente danneggiano le imprese. E non solo. L’energia elettrica, i risparmi dei costi di produzione e la continuità dell’erogazione, sono vitali per l’intera economia siciliana.
“Se non si trova una rapida soluzione la Sicilia è destinata ad una lenta ma inesorabile agonia economica e produttiva, dove qualsiasi iniziativa di investimento è irrimediabilmente penalizzata” denuncia senza mezzi termini il Prof. Giovanni Tesoriere, Preside della Facoltà di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Enna “Kore”.
- Sicilia regione dallo sviluppo a rischio?
Non sono sati sufficienti 12 anni, dal 2006 al 2018, di discussione per trovare le corrette motivazioni alla realizzazione di un’opera strategica. Incredibile ma purtroppo vero.
- Perché l’elettrodotto di Terna Chiaramonte Gulfi – Ciminna rappresenta un’opera strategica?
Perché permette di distribuire energia tra la Sicilia Orientale ed Occidentale equilibrando le esigenze di consumi del sistema produttivo. In questo momento il sistema è fortemente squilibrato e non sempre è possibile garantire il flusso di energia richiesta. Figuriamoci in un’ottica di crescita della produzione, come tutti ci auspichiamo nei nostri modelli di sviluppo.
Per prima cosa, in un momento di grande difficoltà per la Regione, si bloccherà un investimento di 290 milioni che avrebbe coinvolto circa 60 imprese ed oltre 450 lavoratori per 3 anni. Quindi, come nel gioco dell’oca, si ritorna alla casella di partenza con i peso di una sentenza che non ha solo sancito la richiesta dello spostamento di un traliccio, ma ha sancito, in un’aula di tribunale, che il Ministero dell’ambiente, le Soprintendenze ed i loro referenti regionali non sanno di cosa parlano perché hanno approvato un’opera senza completa e giusta motivazione. Un principio gravissimo perché non dà più alcuna certezza. Nel frattempo anche questi investimenti migreranno in altre regioni e l’energia in Sicilia continuerà a girare nelle vecchie linee con i rischi di black out di sempre e quello che fa più dispiacere tra l’ indifferenza di molti politici ed imprenditori.
- Prospettive più difficili per gli investimenti in Sicilia ?
Senza strade efficienti, con una ferrovia ferma all’ epoca borbonica, senza interporti e con porti sotto infrastrutturati, con il rischio di infiltrazioni mafiose, con un credito tra i più cari del Paese ed oggi senza nella speranza di avere una adeguata rete elettrica ? Bé che dire ? essere ottimisti è veramente difficile. 