Lungo le coste nord africane onde sempre più minacciose rischiano di trasformare il Mediterraneo in un mare di guerra e di profughi in fuga verso l’Europa. Dalla Tunisia al Libano molte capitali sono in bilico fra guerra civile e repressione autoritaria.

L’ultima miccia che rischia di far deflagrare la polveriera del Maghreb sta bruciando a Tunisi dove il brusco licenziamento del Premier filo islamico Hichem Mechichi da parte del Presidente Kais Saied ha aperto una crisi istituzionale che divide verticalmente il paese.
“Quello del Presidente Saied é l’estremo tentativo di salvare la Tunisia dalla catastrofe sanitaria, economica e sociale in cui è precipitata” afferma l’analista Arduino Paniccia, docente di studi Strategici e Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.

Allora perché è stato definito un golpe?
La decisione di Kais Saied di sospendere il Parlamento ha fatto gridare al golpe solo i politici tunisini e i supporter sui media e solo in parte l’opinione pubblica europea. Ma la maggioranza dei tunisini l’approva. In realtà quello presidenziale é un tentativo di riportare la Tunisia al di fuori della tragica situazione in cui è precipitata, travolta dalla pandemia che ha assestato il colpo di grazia ad un Paese strangolato dalla crisi economica e dalla disoccupazione, nonché dalla lotta fratricida tra partiti politici spesso assolutamente inconcludenti.
Come può evolvere la situazione?
Con questa nuova situazione tunisina dobbiamo constatare che in Nord Africa la democrazia parlamentare o non regge o non esiste. In Marocco il Re tiene saldamente in mano il potere, in Algeria comandano governo e militari, l’ Egitto è in mano al regime di Al Sissi mentre in Libia dieci anni di guerra appena spenta da una tregua non fanno ancora intravedere sbocchi concreti. Il quadro dal punto di vista della democrazia, dei diritti umani, del rispetto dei principi di libertà, per non parlare della qualità della vita, è desolante
E nel resto dell’Africa?
Ancor peggiore la sottostante situazione della fascia del Sahel dove hanno trovato rifugio le organizzazioni terroristiche islamiche e le bande criminali e gli Stati sono soltanto – questa é l’amara verità – sembianze giuridiche.
Scenari possibili?
Fino adesso la Tunisia era considerata una speranza di normalità. Un paese con elezioni regolari parlamento e democrazia. Ma per l’Europa e l’Italia affinché la situazione non degeneri ci sono due cose da fare:
-
istituire uno speciale fondo europeo di aiuti economici;
-
costituire una task force europea per l’assistenza anticovid immediata.