Dopo il surplace forzato del coronavirus, l’accelerazione della politica è scattata verso Governo e Quirinale, gli scenari di un autunno incandescente e le incognite della primavera 2021.
Tarato per non replicare l’estate da incubo dello scorso anno, il day by day di Palazzo Chigi alterna intanto rinvii e proposte, allineamenti alle sentenze della Corte Costituzionale e Consigli dei Ministri fiume che sfociano in una cascata di “salvo intese”.
All’Italia che non c’è, si sta tuttavia già sovrapponendo l’iniziativa di quanti, 5 Stelle e Pd, temono di venire pesantemente sconfitti alle regionali di settembre. Gli stress test delle idi di agosto sono in continua evoluzione, ma il quadro dei protagonisti è già delineato:
Cinque Stelle
Dal cilindro del Movimento sono usciti negli ultimi giorni numeri da prestigiatori. Come il doppio vertice da separati in casa di Davide Casaleggio prima col Premier Giuseppe Conte e poi con l’ex capo politico dei 5Stelle Luigi Di Maio.
Ma l’effetto più clamoroso, che per settimane catalizzerà commenti e retroscena, è senza dubbio quello dell’incontro chiesto e ottenuto da Di Maio a Mario Draghi. Un vertice riservato, poi fatto filtrare ad un’agenzia che correttamente e intelligentemente ha rilanciato lo scoop:
“ A quanto apprende l’Adnkronos c’è stato un incontro fra il ministro degli esteri Luigi di Maio e l’ex presidente della Bce, Mario Draghi. Secondo quanto emerge fra i due vi sarebbe stato uno scambio di punti di vista sulla situazione politica ed economica.”
Segue precisazione della Farnesina: ” Di Maio ha incontrato il 24 giugno scorso l’ex presidente della Bce nell’ambito dei “consueti incontri istituzionali che il Ministro degli Esteri è solito svolgere anche con altre autorità istituzionali. È stato un incontro positivo e proficuo. Al centro dei colloqui i dossier europei – precisano le stesse fonti della Farnesina- in virtù del ruolo svolto da Mario Draghi ai vertici della Banca Centrale Europea”.

Ma calare l’asso di Mario Draghi, lasciando immaginare scenari di governo tecnico e di corsa al Quirinale, senza una precisa strategia politica e in un frangente così delicato e imprescrutabile della situazione complessiva, rappresenta per Di Maio e i 5 Stelle un vantaggio o rischia di trasformarsi nell’ennesimo disastro? La seconda, rispondono in coro gli ambienti politici.
Pd
Per il Partito Democratico, ai sudori del segretario Nicola Zingaretti si aggiunge la morsa di Forza Italia, Cinque Stelle e Romano Prodi.

Da soli o con l’apporto dei grillini, le elezioni del 20 e 21 settembre in Veneto, Campania, Toscana, Liguria, Marche, Puglia e Valle d’Aosta rappresentano per Zingaretti e il Governo una prova senza appello: se si perde nettamente saltano entrambi.
E la crisi potrebbe essere complicata da scissioni e spaccature varie, dai cinque Stelle, a Italia Viva, a Forza Italia. Una prospettiva inestricabile che lascia prevedere una maggioranza eterogenea a sostegno di un governo d’emergenza, presieduto al 10% da Draghi, al 30% dalla Presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, che il 13 settembre scadrà dalla Consulta, e per il 60% dal manager internazionale Vittorio Colao.

Un governo con Ministri esperti e competenti in grado di ricucire con l’Europa, gestire la ricostruzione, varare una nuova legge elettorale, accompagnare il Parlamento alla scadenza del mandato del Presidente della Repubblica, confermando Sergio Mattarella al Quirinale o eleggendo il successore e poi di gestire le probabili elezioni anticipate nella primavera del 2022.
Paradossalmente comunque il Pd, più che per la premiership di Governo, abbonda di candidati per il Colle: Davide Sassoli, Paolo Gentiloni, Dario Franceschini e Romano Prodi. Quattro assi per un poker istituzionale con molti bluff.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1