Sul fronte fra le città di Bakhmut e Avdiivka gli ucraini attaccano ed i russi contro attaccano. Nello spazio di cento metri si verificano spesso dei corpo a corpo fra i soldati di Kiev e quelli di Mosca. Un massacro che ricorda le medioevali battaglie campali.
Prima che l’inverno congeli le trincee, i russi cercano di acquisire un successo psicologico-mediatico per rimuovere almeno in parte le tante sconfitte e le ritirate degli ultimi mesi. Ma gli ucraini spesso li aggirano e li chiudono in sacche sotto il fuoco incrociato, costringendo i reparti di Mosca ad arrendersi o a morire. I russi pagano soprattutto la mancanza di coperture d’artiglieria e di missili perché i comandi militari impiegano le postazioni e le batterie delle retrovie per bombardare e martellare le città e le infrastrutture civili dell’Ucraina, a cominciare dagli ospedali.
Nonostante i gravissimi danni, tuttavia, l’intento di provocare il collasso della popolazione civile e di rendere invivibili le città è stato conseguito solo in minima parte perché il governo di Kiev ha distribuito a tappeto generatori autonomi di energia elettrica e organizzato forniture volanti di acqua e generi di prima necessità.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha annunciato la creazione di circa 4.000 “punti di invincibilità” in tutto il paese, rifugi in cui la popolazione può riscaldarsi, caricare dispositivi elettrici, accedere a Internet e prendere qualcosa di caldo da bere. L’eroismo del popolo ucraino tocca ogni giorno livelli inimmaginabili. Eroismi e sacrifici che hanno commosso fino alle lacrime Papa Francesco.

Per colpire senza essere colpiti le forze russe hanno installato diverse postazioni di lanciarazzi nella centrale atomica di Zaporizhzhia. Una totale violazione di tutte le convenzioni e le misure di sicurezza nucleare internazionali che tuttavia non impedirà la conquista all’arma bianca dell’impianto alle truppe ucraine che circondano la zona.
Sul piano internazionale il conflitto in Ucraina si è trasformato in una gigantesca battaglia di linee di produzione di munizioni e armamenti. Sia la Russia che l’Ucraina consumano munizioni, missili, carri armati e sistemi d’arma vari a ritmi impressionanti. “Al culmine dei combattimenti nel Donbass, la Russia stava usando più munizioni in due giorni di quante ne avesse in magazzino l’intero esercito britannico”, ha osservato sul Washington Post il think tank britannico Royal United Services Institute. L’intelligence stima, ad esempio, che i russi abbiano già utilizzato l’ 80% dei loro missili balistici a corto raggio Iskander, che sono stati usati per colpire le città e le infrastrutture energetiche ucraine. Con le aziende strategiche ostacolate dalle sanzioni occidentali e in particolare dalle restrizioni alle esportazioni di microchip, Mosca si è rivolta alla Corea del Nord per proiettili e razzi di artiglieria e all’Iran per droni e missili. Per l’ intelligence britannica dopo aver probabilmente quasi esaurito le scorte di droni kamikaze iraniani la Russia sta attendendo ulteriori consegne, mentre il fatto che la Cina non stia armando la Russia viene considerata una notevole vittoria nascosta.
Sul fronte opposto, l’ Ucraina, ottiene costanti forniture di proiettili di artiglieria, missili antiaerei Stinger, missili anticarro Javelin, razzi Himars e altri sistemi d’arma vitali provenienti dall’Occidente. I paesi Nato hanno già fornito all’Ucraina 40 miliardi di dollari in aiuti militari, all’incirca pari al budget annuale per la difesa della Francia e si stanno ritrovando al limite delle necessarie scorte di armi. Essenziale il fattore tempo. Gli Stati Uniti, per esempio, hanno appena assegnato alla multinazionale Raytheon un contratto da 1,2 miliardi di dollari per la consegna di sei batterie di missili nazionali avanzati terra-aria Nasams , che si aggiungono alle due batterie già consegnate a Kiev. Ma per costruirle ci vorranno 24 mesi. Si sta studiano la soluzione alternativa di convincere i paesi alleati degli Usa a fornire all’Ucraina i loro sistemi Nasams in cambio della promessa di sostituzioni.
La battaglia delle linee di produzione di armamenti coinvolge tutti i paesi della Nato che dopo la fine della Guerra Fredda hanno ridimensionato la loro capacità industriale del settore. Negli Stati Uniti, il numero dei principali fornitori della difesa è sceso da 51 a cinque e molte linee di produzione sono state chiuse ed il ripristino dell’espansione della produzione della difesa richiederà anni. Inoltre, la realizzazione di sistemi d’arma è attualmente molto costosa. I missili Javelin, Stinger, le batterie Himar e persino proiettili di artiglieria da 155 mm richiedono una capacità produttiva specializzata che non esiste nel settore civile. La ricostruzione della capacità industriale a lungo termine non risponde inoltre ai bisogni immediati dell’Ucraina.

L’unica soluzione, ha osservato il Washington Post, sarebbe quella di aiutare l’Ucraina a vincere la guerra più velocemente fornendole sistemi d’arma di fascia alta come caccia F-16, sistemi missilistici tattici a lungo raggio Atacms, carri armati Abrams e droni Grey Eagle che l’amministrazione Biden ha finora rifiutato di fornire.
Non è in gioco l’esito della battaglia di linee di produzione con la Russia, perché l’economia statunitense é 14 volte più grande, ma – conclude l’analisi del Washington Post – sarebbe di gran lunga più conveniente per l’economia globale ridurre al minimo il costo e la durata del conflitto. Una possibile svolta che metterebbe d’accordo Stati Uniti, Cina, Europa e Nato e spiazzerebbe definitivamente Putin.