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Ucraini e russi vittime del doppio massacro di Putin

Sottovalutato per l’“effetto Leopard” dell’indecisionismo poi superato della Germania, il vertice di Ramstein ha invece messo a punto la strategia occidentale a sostegno dell’Ucraina.

Lo scenario prefigurato, riassumibile nel concetto Bleed Russia win step by step, dissanguare Mosca e vincere passo dopo passo, delinea in realtà anche prospettive per un dopo Putin che non escludono il rischio di un regime più oltranzista dell’attuale.

Ucraini e russi vittime del doppio massacro di Putin
Vladmir Putin

Anche se contraddittori, i segnali che arrivano dal Cremlino  evidenziano infatti un marasma latente negli apparati delle forze armate, dei servizi di sicurezza e nei gangli economici.

Secondo un reportage della Cnn ci sarebbe una vera e propria ondata in fuga di alti funzionari ed anche di esponenti dei servizi segreti che stanno scappando dalla Russia, disgustati dalla guerra in Ucraina e convinti della prossima sconfitta.

Il loro punto di riferimento, racconta la Cnn, è Vladimir Osechkin, giornalista russo fuggito in Francia nel 2015, fondatore dell’organizzazione per i diritti umani Gulagu.net.

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Vladimir Osechkin

“Ogni giorno”- racconta il giornalista- c’è qualcuno che chiede aiuto. Molti sono soldati semplici, ma ci sono stati anche un ex ministro, un ex generale a tre stelle e diversi agenti dell’Fsb, i servizi segreti eredi del Kgb.“

Conoscendo la “prassi del suicidio” che il regime riserva a coloro che dissentono e non si adeguano, gli alti funzionari fuggono perché temono di venire uccisi e chiedono aiuto alla rete di Osechkin.

“Nell’Fsb è ormai ognuno per sé, tutti vogliono scappare. Hanno capito che la Russia non vincerà mai questa guerra”, racconta Erman Navruzbekov, un ex tenente dell’Fsb, fuggito in Europa. “E’ importante che le mie azioni siano d’esempio per i miei compatrioti, gli altri agenti dei servizi” – dice Maria Dimitrieva, 32enne ex dottoressa dell’Fsb, che aggiunge – “Putin e la sua cerchia, tutti quelli che approvano questa guerra, sono tutti assassini”.

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Vertice al Cremlino fra Putin il Direttore del FSB Alexander Bortnikov, il Capo del SVR, lo spionaggio all’estero, Sergei Naryshkine ed il  Ministro degli Esteri Sergej Lavrov

Secondo Osechkin “ tanti ritengono non sia più conveniente stare con il Presidente russo”. Il leader del Cremlino, continua il giornalista moscovita, “ha molti nemici nel suo sistema, gente che ha lavorato con lui per oltre 20 anni per avere stabilità, denaro, una bella vita per la prossima generazione. E ora Putin ha annullato questa prospettiva di vita”.

Un’analisi che sul piano dell’intelligence coincide con la laconica, ma estremamente significativa, valutazione di Jeremy Fleming, il Direttore del Government Communications Headquarters (Gchq), l’agenzia governativa che si occupa della sicurezza a tutti i livelli, nonché dello spionaggio e controspionaggio del Regno Unito. In pratica l’organismo che storicamente ha consentito in larga misura all’Inghilterra di vincere la seconda guerra mondiale e di conservare nei decenni successivi una certa supremazia nella guerra fredda.

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Geremy Fleming e la sede a Cheltenham del Gchq

Jeremy Fleming, che a giugno lascerà l’incarico, ha definito “imperfetto” il processo decisionale di Putin per l’invasione dell’Ucraina.

Dopo i carri armati Leopard tedeschi, gli Abrams americani ed i Challenger inglesi, che saranno indispensabili per fronteggiare i tentativi di offensive russe in primavera, Kiev spera anche nell’invio dei super jet da guerra Usa ed europei.

I segnali ci sono. L’estate scorsa il Congresso americano ha approvato un pacchetto da 100 milioni di dollari per l’addestramento dei piloti ucraini: training con cui sono stati preparati a guidare i caccia da combattimento statunitensi. E Colin Kahl, sottosegretario alla Difesa, ha dichiarato “non è inverosimile che, in futuro, gli aerei occidentali possano far parte del mix di armi fornite all’Ucraina”.

Ma come per i tank vi sono varie problematiche tecniche e di manutenzione da superare. Molto prima degli F-15, F-16  per le forze ucraine sarebbero più adatti i caccia americani FA-18 o i Gripen di produzione svedese, che possono decollare da piste più corte e richiedono meno manutenzione.

Per i carri armati il miscuglio di diversi modelli è destinato a creare all’inizio non poche difficoltà. I Challenger britannici, per esempio, utilizzano munizioni diverse dallo standard Nato. Mentre per i Leopard, ci sono differenze fra gli standard dei mezzi modelli forniti da vari paesi europei. Un Leopard A4 spagnolo può avere un controllo del fuoco o un sistema radio diverso da quello finlandese e da quello polacco, sebbene siano essenzialmente interoperabili.

Ancora più sofisticati gli M1A2 Abrams degli Stati Uniti che, non sono diesel come gli altri tank, consumano molta benzina ed includono elettronica e sistemi di puntamento più moderni rispetto al suo cugino più vecchio, l’M1A1. Gli Abrams sono macchine complesse, con processi di gestione analoghi a quelli di un aereo.Ucraini e russi il doppio massacro di Putin

Dall’altra parte della barricata, sul fronte russo, l’intelligence occidentale ritiene che Mosca stia inviando ulteriori rinforzi in prima linea. Si tratterebbe essenzialmente di forze di fanteria e artiglieria, composte principalmente dai soldati arruolati con la mobilitazione cosiddetta parziale dei mesi. Ma che non hanno l’esperienza militare e soprattutto il livello di supporto di artiglieria e carri armati che avevano all’inizio delle ostilità. Il comando dell’armata russa fa affidamento sulla superiorità numerica delle loro truppe.

Vite sospese su una cortina di ferro che rispetto a quella evocata da Winston Churchill si é spostata di due mila chilometri ad est, al confine fra l’Ucraina e la Russia. Solo che da fredda la guerra si è trasformata in un bagno di sangue e grazie ad un’apprendista stregone dell’inferno come Vladimir Putin sta segnando il doppio massacro del popolo ucraino e di quello russo.Ucraini e russi il doppio massacro di Putin

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Gianfranco D'Anna
Gianfranco D'Anna
Fondatore e Direttore di zerozeronews.it Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Tg1 e Rai Palermo al maxiprocesso a cosa nostra. Ha fatto parte delle redazioni di “Viaggio attorno all’uomo” di Sergio Zavoli ed “Il Fatto” di Enzo Biagi. Vincitore nel 2007 del Premio Saint Vincent di giornalismo per il programma “Pianeta Dimenticato” di Radio1.
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