A Kiev neanche l’eco della pace rimbomba nella valle insanguinata della guerra di Putin. Apostolo di una concordia umana ormai pressoché disconosciuta a causa delle atrocità quotidiane di un conflitto che in soli 16 mesi ha fatto, in proporzione, più vittime delle battaglie più bestiali della prima e della seconda guerra mondiale, Verdun e Stalingrado, il Cardinale Matteo Zuppi ha resistito per 48 ore con la forza della fede e della speranza nella tempesta di sabbia del deserto infuocato dei bombardamenti e dei combattimenti che infuriano in Ucraina.![Zuppi fra i due fuochi della guerra: la pace perduta e da conquistare](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2023/06/zuppi-fra-i-due-fuochi-della-guerra-la-pace-perduta-e-da-conquistare.jpg)
Più che dalle oggettive riserve mentali del Presidente Zelensky e dell’intellighenzia cattolica e ortodossa di Kiev, che hanno letteralmente lanciato i loro cuori e le loro preghiere oltre l’esito della controffensiva in atto, é il muro di silenzio del Cremlino, un cupo silenzio che sa di patibolo e d’angoscia, a impedire ogni pur infinitesimale confronto fra l’inviato di Papa Francesco e Vladimir Putin.
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Evidente il timore del Presidente russo di apparire più in difficoltà di quanto in effetti non sia sul fronte militare ricevendo a Mosca per parlare di pace l’esponente più carismatico del Vaticano, indicato come l’erede e successore del Pontefice.
In attesa di un miracolo che possa trasformare in riscontri concreti i gesti d’umanità e di riflessione con lo sguardo rivolto alla capitale russa evidenziati a Kiev, il Cardinale Zuppi rientra a Roma per delineare a Bergoglio la complessità del groviglio esistenziale e sociale della situazione ucraina, incentrata esclusivamente sull’alternativa fra la vita e la morte.
Come ripeteva Papa Giovanni Paolo II, “la pace richiede quattro condizioni essenziali: verità, giustizia, amore e libertà” tutte condizioni da ricercare a Mosca, hanno fra l’altro significativamente detto i cattolici e gli ortodossi ucraini a Zuppi, che confidava almeno di poter imbastire un corridoio umanitario per il ritorno in patria dei bambini sottratti ai genitori nei territori occupati e dati in adozione a famiglie russe.
Lo strenuo tentativo della Santa sede di avviare negoziati e trattative di pace é comunque destinato a proseguire per altre vie e in altre forme, fra la consapevolezza della provvidenza e la caparbietà gesuitica che caratterizzano Papa Francesco.![Zuppi fra i due fuochi della guerra: la pace perduta e da conquistare](https://www.zerozeronews.it/wp-content/uploads/2023/06/cq5damthumbnailcropped1500844-e1685978767906-600x325.jpeg)
In attesa soprattutto della nuova fase del conflitto determinata dalla incalzante controffensiva lanciata dall’esercito ucraino. Per ostacolare la quale i russi sul fronte di Kherson hanno fatto saltare in aria la diga Nova Kakhovka sul fiume Dnepr, il bacino idroelettrico strategicamente più importante del sud dell’Ucraina, esteso pressappoco come il lago di Garda. “Un tentativo di eco genocidio” ha accusato Zelensky.
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