Kabul peggio di Saigon? ll paragone con l’allora capitale del Vietnam del Sud ha una tragica e concreta prospettiva. Ma se il Vietnam è ancora un incubo irrisolto per gli Stati Uniti, l’Afghanistan rischia di diventare per Washington una doppia catastrofe, strategica e umanitaria.
Con un perverso effetto domino nel bel mezzo dell’Asia, dove l’antico regno afghano crocevia e cimitero degli imperi, si avvia a ridiventare la base del terrorismo internazionale che era con Osama Bin Laden e il Mullah Omar. Un terrorismo ancora più sofisticato all’ombra di Iran, Pakistan e Cina.

Dopo vent’anni di intervento militare degli alleati occidentali, 2.300 miliardi di dollari spesi, 3.600 vittime della coalizione internazionale, 53delle quali italiane, ed oltre 100 mila civili uccisi, il selvaggio arrembaggio dei talebani, storici prototipi del fondamentalismo, sta riprecipitando il paese nel medio evo di un nuovo stato islamico.
“La pace non si raggiunge fuggendo” afferma Arduino Paniccia, analista di strategie militari e geopolitiche, docente di Relazioni Internazionali e Presidente della Scuola di Competizione Economica Internazionale di Venezia.

Catastrofe ancora scongiurabile?
Sconfitta la strategia, al Segretario di Stato degli Stati Uniti Antony Blinken non restano altro che diplomazia e alleanze per salvare il salvabile.
Ovvero ?
Pressioni sul Pakistan per evitare l’appoggio troppo scoperto ai talebani. Accordo con gli Emirati Arabi che hanno a lungo fiancheggiato anche economicamente i talebani per portare avanti la difficilissima proposta di un governo di coalizione a Kabul. Accordo con Putin per isolare a nord tutte le possibili infiltrazioni filo talebane del traffico di droga. Larvate minacce alla Cina affinché non intervenga a gamba tesa altrimenti i rifornimenti di armi a Taiwan si intensificheranno.
Basterà ?
E’ una partita da giocare sul campo, come a suo tempo quella militare. Usa e India stanno tentando di recuperare un posizionamento molto difficile. Il capo di stato Maggiore dell’esercito americano James Mc Conville, Generale di grande esperienza, é in questo momento a New Delhi e sta trattando con i vertici del governo indiano e lo stesso presidente Modi per sollecitare una presa di posizione immediata che da un lato contenga l’espansionismo cinese in Afghanistan e dall’altro si raccordi con i Russi che hanno schierato un corpo di armata al confine con l’Afghanistan per prevenire alleanze spurie con le repubbliche caucasiche.
Scenari contrapposti ?
Nell’ombra si muove soprattutto il Pakistan che a intermittenza fu alleato dei fondamentalisti e che oggi copre le mosse dei cinesi, con i quali ha legami politici ed economici strettissimi. La grande partita infatti vede oggi russi guardinghi ma fermi ed i cinesi in frenetica attività per estendere la propria influenza sull’ Afghanistan con la copertura dei pakistani.
Reazioni negli Stati Uniti?
Sui media Usa iniziano ad essere messe sotto processo tattiche e strategie del Pentagono. La più lunga guerra sul campo degli Stati Uniti sta finendo ingloriosamente. Ma non si possono mettere sul banco degli imputati i militari che hanno subito la morte di 3000 soldati e 30 mila fra feriti ed invalidi. E’ la strategia americana delle “guerre di contenimento” che dalla lontana Corea all’Irak non regge più, ingoia valanghe di risorse e soprattutto fa combattere i suoi soldati nelle condizioni peggiori, perché naturalmente non puntando alla vittoria si è praticamente sempre sconfitti. Ed inoltre abbandona i suoi alleati alla spietata ferocia del nemico, come accaduto in Vietnam.
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Fondatore e Direttore di zerozeronews.it
Editorialista di Italpress. Già Condirettore dei Giornali Radio Rai, Capo Redattore Esteri e inviato di guerra al Tg2, inviato antimafia per Rai Palermo e Tg1