by Vito Riggio*
Una farsa tragica. Ecco cosa è diventata la gestione della vicenda Alitalia. Dopo quasi due anni di gestione commissariale, con i soldi del prestito ponte che tendono ad esaurirsi entro dicembre, nonostante i miglioramenti in termini di puntualità, il piatto piange ancora.
Nel senso che nessun passo avanti sembra essere venuto da quella specie di asta che si è tentato di aprire tra Delta e Lufthansa.
La prima conferma di non avere intenzione di partecipare al capitale della nuova società che dovrebbe rilevare la compagnia e la seconda insiste che non metterà più di un semplice dieci per cento, cioè cento milioni.
L’onere finanziario, già sottostimato, quindi ricadrebbe interamente sulle spalle di Ferrovie dello Stato spa e di Atlantia che dovrebbero partecipare con una quota del 35% ciascuna lasciando inoltre al Ministero dell’Economia un quindici per cento consistente nella quota per interessi sul prestito già maturati, nell’ordine di circa centocinquanta milioni.
Che non si vede come Alitalia dovrebbe riuscire a scucire considerato che il capitale è stato consumato in perdita. Intanto altri quattrocento milioni sono stati stanziati per allungare i tempi della trattativa che sembra ormai andare oltre la fine dell’anno. Ammesso che veramente i soci potenziali concordino su un piano industriale che non sembra essere veramente condiviso.
Pare evidente che il tempo è passato invano. E che Alitalia continua ad avere le ali bucate.
Peccato per una compagnia che ha perso finora quasi dieci miliardi e che oggi trasporta meno di venticinque milioni di passeggeri a fronte di un traffico italiano che ha superato i 175 milioni.
Curioso che, mentre un Ministro del Governo (Di Maio prima e Patuanelli adesso) si batte per “non solo salvare ma rilanciare” la ex compagnia di bandiera, un’altro Ministro, la siciliana Catalfo, ci tenga a far sapere che lei viaggia solo in treno.
Per ragioni ecologiche e non per l’alto costo dei biglietti, per calmierare i quali un viceministro, anch’egli siciliano, Cancelleri, promette, in buona compagnia con Faraone, di introdurre con un emendamento in Finanziaria, una specie di rimborso sociale non si sa bene se per alcune categorie(studenti, pensionati, insegnanti, pescatori, commesse o vattelapesca) o per tutti.
Naturalmente nessuno sa quanto costerebbe e se si possa fare senza violare la Costituzione o i Trattati. Ma intanto si va avanti.O meglio indietro dato che Alitalia perde quanto perdeva prima o poco meno, cioè circa cinquecento milioni l’anno, più di quindici euro a passeggero ogni volta che si alza in volo.
E nessuno spiega bene perché, se per troppo peso di personale o per altre ragioni che la rendono non appetibile né ai privati né al pubblico, nonostante sia tanto bella.
Bella e perduta come titola il bel libro di Villari sull’ Italia.
E nel frattempo bisognerà risolvere il caso Ilva, esploso in tutta la sua gravità proprio mentre sembrava, almeno quello, risolto.
Niente è facile, specie quando i problemi vengono da lontano e si sono incancreniti. Ma siamo sicuri che la via del rinvio e quella del debito pubblico su cui caricare tutto, siano davvero percorribili senza impoverire il Paese e i suoi cittadini?
A proposito, invece di proporre fantasiose tariffe sociali, perché non si chiede alla gestione commissariale che dipende dal Governo, di abbassare il costo degli ultimi biglietti, quelli che si alzano quando l’aereo è quasi pieno e che quindi per Natale presentano cifre francamente insopportabili?
Perdere per perdere, almeno fare contenti per le Feste o meno scontenti alcuni isolani, magari mettendo qualche volo in più adesso che Vueling è uscita dal mercato italiano perché sostiene di perdere troppo?
*Vito Riggio già Presidente dell’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile e Sottosegretario con delega alla Protezione Civile nel governo Ciampi