Paragonata, esageratamente ma non troppo, al diluvio universale, la pandemia rappresenta comunque uno spartiacque storico.
Se non proprio come per la definizione AC e DC, avanti e dopo Cristo, é già ipotizzabile che negli anni a venire il funesto e nefasto 2020 segnerà, nelle ricostruzioni economiche e geo politiche della storia mondiale, il prima e il post epidemia globale del Covid-19.
Una profonda linea di divisione fra la vita complessiva dell’umanità sul pianeta Terra fino alla pandemia e il marasma ancora in pieno sviluppo dei cambiamenti di tutti i parametri sanitari, scientifici, sociali, economici, culturali e psico somatici, successivi alle ondate concentriche dello tsunami del virus.
Il nuovo diluvio universale rappresentato dalla pandemia consente tuttavia di intravedere, se l’umanità sarà in grado di discernere gli errori e gli orrori compiuti, le iniziative per porvi rimedio e per scongiurare ulteriori disastri e apocalissi.
Un primo esempio è il trattato internazionale contro tutte le pandemie, proposto da numerosi capi di Stato di Governo.
Ma non basta. Essenziale l’aggiornamento e il potenziamento delle funzioni e dei criteri d’intervento delle Nazioni Unite. Il mondo non è più quello del 1945, quando venne fondato l’Onu. Dal rischio nucleare, le minacce alla pace ed alla stabilità sono ora rappresentate dal terrorismo, dal cybercrime, dal traffico internazionale della droga e soprattutto dall’esasperazione delle ricerche biotecnologiche e scientifiche che spesso degenerano fuori controllo.
Per l’ Europa e l’Italia la “ lezione” della pandemia rappresenta un’ultima chiamata. La prima non ha prospettive senza una reale unità federale e politica. Il nostro paese, se riuscirà a sfruttarle appieno, ha invece notevoli chance di sviluppo e di profonda trasformazione economica, politica e scientifica.
A cominciare da una riforma costituzionale che ridimensioni, o abolisca del tutto, le regioni che ormai rappresentano esclusivamente inefficienti centri di spesa, incontrollabili e clientelari.
Per l’Italia l’elenco delle riforme (infrastrutture, burocrazia, giustizia ecc.) sarebbe lungo e ripetitivo, ma affrontare e risolvere il nodo delle regioni rappresenterebbe un grande passo avanti. Probabilmente risolutivo anche per l’azzeramento del debito pubblico.
Sarebbe grave, oltre che irreparabile, se istituzioni e politica indugiassero ancora tra interventi risolutivi, soluzioni temporanee e errori permanenti.