REPETITA IUVANT
Londra e Parigi, evoluzione di due crisi simultanee. Nella capitale inglese in particolare si sta consumando il dramma personale di una Premier in bilico sulle dimissioni e un nuovo momento buio per il Regno Unito. Ecco quanto anticipava Zerozeronews il 30 novembre e l’11 dicembre scorsi:
Doppia Brexit Dio salvi la Sterlina
A Londra si scommette sulla doppia Brexit: l’uscita senza accordo della Gran Bretagnadall’Unione Europea e l’uscita di Theresa May dal numero 10 di Downing Street.
Due molto eventuali brusche uscite che si potrebbero concretizzare con la bocciatura da parte del Parlamento Inglese dell’accordo raggiunto dalla Premier May e Bruxelles sulle modalità della separazione del Regno Unito dall’Unione Europea. Una bocciatura da tutti ritenuta ormai inevitabile.
La doppia crisi politica inglese, del Governo e del partito conservatore, rischia di innescare un terremoto economico in tutta Europa e sui mercati mondiali. Con gravi ricadute soprattutto sul Pil della Gran Bretagna.Ricadute che secondo gli economisti più pessimisti sarebbero quantificabili in una flessione superiore al 6%.
Scenari di crisi che a Londra cominceranno a delinearsi concretamente con l’avvio del dibattito parlamentare sull’accordo per la Brexit siglato dalla Premier May e dall’Unione Europea.
Il nodo dell’Irlanda è quello intorno al quale oltre la Manica non si trova una soluzione condivisa. Il problema è sempre lo stesso: come gestire il passaggio quotidiano di migliaia di uomini e tonnellate di merci tra Eire e Ulster senza tornare a alzare muri e provocare altri decenni di guerriglia e migliaia di vittime.
Secondo la bozza siglata da Theresa May, mantenendo l’unione doganale e commerciale dell’intero Regno per un periodo di transizione consentirebbe di gestire l’inevitabile promiscuità territoriale che esiste tra le due facce dell’Irlanda.
Così Belfast avrebbe comunque un rapporto più “profondo” con l’UE, mentre Londra dopo la fase transitoria sarebbe del tutto svincolata da dazi, obblighi e leggi comunitarie.
Secondo l’ex Ministro dimissionario alla Brexit, Dominic Raab però questo “Minaccerebbe l’unità territoriale del Regno Unito e e determinerebbe comunque una sudditanza verso l’Europa”.
Mentre si avvicina la dead line del 29 marzo 2019, la data che in ogni caso segnerà l’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, i labour guidati da Jeremy Corbyn si preparano a nuove elezioni.
Se davvero il Governo May cadesse e nelle successive elezioni anticipate venisse eletto un nuovo Parlamento a maggioranza laburista, non è escluso che Corbyn e i suoi premano per un ritorno al voto referendario con un eventuale, ma non scontato, ribaltamento dell’esito della Brexit. Con tutto quello che questo comporterebbe a livello politico, economico e sociale.
E con i mercati finanziari in fuga da Londra, classificata come la capitale di una nazione divisa indecisa, non affidabile e senza più corrispondenza con i versi di “Rule, Britannia! Britannia rule the waves…”
Post di zerozeronews del 11 dicembre 2018:
Leader o bluff ?
C’erano una volta due leader tracotanti, Theresa May e Emmanuel Macron, alla guida i due grandi Paesi, la Gran Bretagna e la Francia, storicamente precursori dell’eguaglianza dei cittadini dinnanzi alle leggi e della libertà dei popoli.
La Premier May si è persa per strada nel tentativo di emulare Margaret Thatcher. Ma per attuare alla lettera la famosa frase della lady di ferro: ”sono straordinariamente paziente, purché alla fine possa fare quello che volevo”, occorrevano i crismi di una leadership non ereditata, ma conquistata sul campo.
Eletto con un vasto consenso popolare, il Presidente Macron si è invece subito dimostrato inadeguato al ruolo. Con l’aggravante della vanagloria e della vanità. Tanto che gli si addebitano duplici atteggiamenti, napoleonici e gollisti.
La situazione è critica per entrambi. Theresa May è al bivio fra la peggiore delle Brexit possibili per il Regno Unito e le sue dimissioni.
Emmanuel Macron, dopo la sfiducia della piazza e la rivolta della Francia, oscilla fra il bastone e la carota.
La Premier inglese è messa peggio. Non ha nulla della Thatcher. Mentre Macron può ancora scegliere fra una svolta alla De Gaulle o un epilogo alla Napoleone.