Cuore & Batticuore
Rubrica settimanale di posta. Storie di vita e vicende vissute
Da qualche mese la nostra vita è vertiginosamente cambiata e ciò ad opera di un virus regale, il “re virus”, come metaforicamente lo nominiamo e comunemente definito coronavirus.
Molte morti ci sono state e altre continueranno ad esserci per via della elevata contagiosità del re virus nell’essere umano.
Sono mesi in cui siamo passati da una vita ordinaria fatta di accelerazioni, tempi ristretti per prendersi cura dei nostri cari e delle amicizie, corse per salire su un bus, accompagnare i figli a scuola ed andare al lavoro, mancanza di tempo per preparare buoni pasti, fino ad approdare agli attuali tempi dilatati trascorsi in casa, faccia a faccia con noi stessi e con i nostri familiari con cui condividiamo obbligatoriamente lo stesso tetto.
I genitori, soprattutto le mamme a tempo pieno, oggi soli a gestire i bambini, senza i nonni segregati per autoprotezione, senza l’aiuto vis a vis della scuola, dei gruppi sportivi e ricreativi, senza le mille attività che normalmente scandivano il tempo della vita dei bambini, riscoprono il tempo del gioco libero creativo, ma anche il tempo della grande fatica nell’accudire i piccoli, senza uno spazio per Il genitore, senza confini e possibilità di individuazione e differenziazione.
Perdite di ruolo, assenza, confusione, nuova ricerca trovano un luogo attraverso la comunicazione in rete, amata, temuta, odiata, idolatrata ed ora mezzo di “incontro” fondamentale, talvolta unico per vivere e costruire rete di appartenenza e sostegno.
Il traffico frastornante che caratterizzava le strade delle nostre città adesso non c’è più.
I fumi industriali, moltitudine di pennacchi visibili dai più si sono notevolmente ridotti modificando la qualità dell’aria.
Gli allevamenti industriali e l’agricoltura intensiva continuano ad avere lo stesso super ritmo immettendo nel mercato i prodotti destinati al quotidiano consumo alimentare, anche se magari ridotto rispetto a prima del re virus, al contrario degli scarti generati e liberati nell’ambiente, dalle stesse macchine di produzione.
E’ una battaglia che stiamo combattendo, noi da un lato ed il re virus dall’altro, o un tempo di cura da imparare insieme?
Noi onnipotenti, almeno così ci siamo creduti sino ad ora in occidente e nell’oriente emergente economicamente, sconfitti dall’invisibile re virus, migrato dai pipistrelli?
Noi popoli del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest del mondo siamo nello stesso fronte di lotta?
Non c’è differenza tra le varie popolazioni del mondo nella difesa contro il re virus?
E se non c’è differenza tra i popoli colpiti perché abbiamo trascorso il tempo e continuiamo a farlo, in varie parti del pianeta, a lottarci l’uno l’altro?
Le armi nucleari e convenzionali, gli aerei militari armati di tutto punto, la moltitudine di farmaci prodotti per ogni genere di patologia non possono far nulla contro il re virus?
Immaginiamo per un momento, o anche più di un momento (adesso ne abbiamo tutto il tempo), che il re virus fosse arrivato così come fanno tutti gli altri suoi pari – anche se non….regali- , insieme ad altri piccoli esserini come batteri e microrganismi da sempre in evoluzione e che ci hanno permesso di renderci immuni e quindi di evolvere come umanità ed ambiente.
Se dovessimo fare uno scambio di ruolo con il re virus, un po’ come fanno i bambini quando giocano più ruoli all’interno del gioco che praticano, che cosa potrebbe pensare di noi il re virus?
Che cosa ci chiederebbe?
Ognuno di noi, come esseri umani, cosa gli chiede?
Perché sei qui, cosa vuoi da noi, perché facciamo così fatica a venirne fuori con tutto ciò che abbiamo e che non serve a sconfiggerti?
Potremmo anche chiedergli: perché i nostri anziani, con tante malattie e tanti farmaci che hanno assunto negli anni sono stati i primi a soccombere?
Non avrebbero dovuto sopravvivere visto che erano armati contro questo e quello?
Perché, re virus, non sei stato sterminato dagli enormi incendi dell’Amazzonia e del’Australia, dai gas inquinanti e dalle mille sostanze che abbiamo utilizzato noi occidentali ed orientali emergenti per produrre monocolture che avrebbero dovuto sfamare il resto del mondo affamato?
Perché i soldi delle banche, dei potenti del mondo, non sono serviti ad eliminarti, re virus?
E se ci mettessimo adesso al nostro posto di donne, uomini del mondo, con la responsabilità individuale e collettiva della nostra specie, e provassimo a rispondere a queste domande, cosa verrebbe fuori?
Nel nostro passato, ci siamo trovati in una situazione pericolosa per la nostra vita di esseri umani, da cui siamo usciti fuori? Chi ci ha aiutato? Che risorse abbiamo utilizzato?
Potremmo utilizzare quelle risorse che ci sono servite a quel tempo di dolore, disagio, impotenza e metterle in pratica, adesso, in questa situazione di emergenza che viviamo?
Immaginiamo di rispondere al re virus con quella risorsa che abbiamo già sperimentato: cosa gli diremo?
Questi ed altri interrogativi sono presenti in ognuno di noi. Dal profondo della nostra essenza (mente, anima e cuore), offriamo a voi i nostri 5 passi per “Prendermi cura dell’umanità”:
1)Chiederci cosa stiamo imparando dalla lezione involontaria che il re virus ci sta offrendo, riguardo le personali scelte di vita, di lavoro, di sostentamento psicofisico (stress, alimentazione, inquinamento, spreco da un lato e assenza di beni di prima necessità dall’altro), ed il nostro rapporto con l’ambiente di cui siamo parte integrante.
2)Rallentare o equilibrare il ritmo del tempo per ritrovar sé stessi e riscoprire le proprie potenzialità ed attuarle adesso, in questo tempo di emergenza per migliorare sé stessi, la propria vita d relazione e lavorativa, il rapporto con la natura.
3)Assaporare il tempo che abbiamo a disposizione per coltivare i nostri valori di umanità, solidarietà, condivisione, accoglienza, attraverso l’arte, la bellezza della natura, della lettura, delle pratiche creative manuali, intellettuali, meditative, spirituali, per instaurare relazioni profonde e sincere, per riconoscere i nostri limiti, il bisogno di socialità, di condivisione, di sostegno e di appartenenza.
4)Riportare e vivere, nel futuro prossimo, ciò che di bello e sano è nato in questo periodo di contatto con noi stessi e con gli altri, anche attraverso la percezione della loro mancanza.
5)Ricordare che siamo esseri umani dotati di capacità creative che possiamo mettere a disposizione del bene e della cura dell’umanità unica ed indivisibile, in grado di rispettare la fragilità umana, la morte, il dolore, e di apprezzare la spettacolare dedizione altruistica di tanti nostri simili.
Tu, lettore, sei uno di noi: che cosa pensi di queste cinque proposte?
Gabriella Pravatà, medico psicodrammatista,Ronzo-Chienis (TN)
Monica Zuretti, doctor psicodramatista,Buenos Aires (Argentina)
Valeria Medici, artist, Northampton (United Kingdom)
Carlo Renè Girardelli, medico, Arco (TN)
Augusto Cavadi, filosofo consulente, Palermo
Giulia Carignani, medico psicodrammatista, Firenze
Laura Consolati, psicoterapeuta psicodrammatista, Brescia
Roberta Salimbeni, impiegata amministrativa, Modena
Stella Gallo impiegata amministrativa, Palermo
Valeria Zanini, artista, Brescia
Aldo Nicosia, ricercatore universitario, Gela
Amalia Costantino pensionata amministrativa, Palermo
Laura Crescini, musicista, Bagolino (BS)
Jana Damjanov, psychotherapist, Novi Sad, Serbia
Anna Guzzardo, medico, Villafrati (PA)
Maria Luisa Drigo,medico psicoterapeuta, Trento
Marina Petruzzella, magistrato Milano
Arturo Genduso, agronomo, Cefalù (PA)
Valentina Palazzo, avvocato Roma
Pietro Franzone, counselor musicoterapista Palermo
Alessandro Duca, avvocato, Palermo
Iole Gregori, pensionata bancaria Trento
Domenico Gaetano, medico, Storo (TN)
Paola Morini, pensionata docente, Civezzano (TN)
Rosetta Bosetti, pensionata docente, S. Lorenzo in Banale (TN)
Brini Giuseppina, psicologa psicoterapeuta, Brescia
Laura Morini, pensionata docente, Milano
Maria Abate, medico psicodrammatista Verona
Giovanna Ferella, psicologa, Torino
Stefania Vianello, psicologa psicodrammatista, Senago (MI)
Massimiliano Ghedi, pedagogista, psicologo, Brescia
Daniele Bisagni, psicologo psicodrammatista, Piacenza
Gabbrielli Giuseppina, estetista, Lucca
Benedetta Ferro, pensionata agenzia entrate, Firenze
Rosanna Bertini, psicologa, Pisa
Alessandra Nodari, psicologa psicodrammatista, Brescia
Krzysztof Szadejko, docente universitario, Modena
Andrea Dagnino, impiegato bancario, Palermo
Nadia Frullini, infermiera, Tione (TN)
Salvo Raso, medico, Carini (PA)
Simonluca Calabria, psicologo, psicodrammatista, Brescia
Emanuela Manara, psicoterapeuta,Parma
Valerio Fontamari, infermiere, Trento
Antonio Franco Conte, psicoterapeuta, San Pietro in Cariano (VR)
Raffaela Periotto, pensionata docente, Trento
Maria Gabriela Guglielmi, psicologa, psicoterapeuta psicanalista, Bressanone (BZ)
Elena Brattini, pedagogista psicodrammatista, Brescia
Lo spessore degli interrogativi, la profondità delle riflessioni e gli ideali delle proposte, attribuiscono all’appello il significato molto più vasto di un manifesto che delinea i principi ispiratori del grande salto di qualità complessivo, culturale, sociale, politico, economico, scientifico e tecnologico, che superato lo shock della pandemia l’umanità è chiamata a compiere per raggiungere la più alta dimensione della civiltà e della conoscenza: quella del rispetto della natura e dei principi di libertà, eguaglianza e solidarietà fra gli uomini.
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