Dai rovi di Pell alla banca della Carità
Altro che padre Ralph, il porporato casanova australiano di Uccelli di rovo, la fiction televisiva del 1983. Con un Papa diverso da Francesco, il caso Pell avrebbe impresso sul Vaticano e la Chiesa il marchio infamante di una nuova Sodoma e Gomorra.
Pur in attesa dell’esito del processo di Sydney, la gravità delle molteplici denunce e delle accuse mosse al Cardinale George Pell al termine di una meticolosa e discreta inchiesta della magistratura australiana, lasciano infatti intravedere un devastante epilogo per l’immagine della Santa Sede.
Il carisma e la crescente credibilità di Bergoglio hanno finora neutralizzato la valanga di sdegno popolare e di discredito socio culturale provocato dai ricorrenti scandali, dagli arresti e dalle condanne di alti prelati e sacerdoti pedofili. Condanne, denunce e arresti che si susseguono a Roma, in Italia e in tutto il mondo.
Soltanto negli Stati Uniti, per esempio, le diocesi americane, a cominciare da quella di San Francisco, hanno patteggiato risarcimenti alle famiglie dei bambini vittime di preti pedofili che si aggirano intorno al miliardo di dollari.

Il congedo di Pell consente tuttavia di risolvere un altro delicato vulnus, quello delle finanze vaticane che incide come un macigno sulla credibilità della Chiesa Universale. Un macigno che da mezzo secolo, dai bancarottieri Michele Sindona e Roberto Calvi, entrambi suicidati dalla mafia, a Paul Marcinkus e allo Ior, al pari della pedofilia, demolisce l’immagine della Santa Sede.
Seguendo l’indole del razionalismo gesuita, Papa Francesco trasformerà le profonde ferite della risonanza mondiale dell’incriminazione del porporato di Sydney, in un’occasione per un intervento rivoluzionario.

Nonostante il grande dolore e, secondo pochissimi diretti e discreti testimoni, anche la grande rabbia per lo sconvolgente caso Pell, Papa Francesco sta già valutando di nominare un super commissario all’economia (il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin , l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio?) per chiudere una volta per tutte il buco nero dei conti correnti dello Ior e trasformare la gestione finanziaria del Vaticano in una Banca della Carità.